Pescara.”Penso di aver chiarito tutto”. L’ha dichiarato il sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile, Mario Mazzocca, al termine dell’interrogatorio in procura a Pescara sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Penne), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provoco’ 29 morti. Mazzocca, che e’ indagato nell’ultima tranche riguardante la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli di valanga (Clpv), e’ stato interrogato, oggi pomeriggio, per circa due ore dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi, e dal sostituto Andrea Papalia, titolari del fascicolo. Presenti anche i carabinieri forestali con la tenente colonnello Annamaria Angelozzi. Il sottosegretario, difeso dall’avvocato Augusto La Morgia, non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni ai cronisti. A giudizio dell’accusa, Mazzocca avrebbe omesso “di intervenire presso i funzionari responsabili del servizio di protezione civile, richiedendo e sollecitando tempestivamente l’attuazione e l’esecuzione degli obblighi della legge regionale 47 del 1992 e, in particolare, la redazione e realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli da valanga per tutto il territorio della regione”.
La stessa contestazione e’ stata mossa al presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, agli ex governatori Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, Enrico Paolini (subentrato a Del Turco da luglio a dicembre 2008), e agli assessori Tommaso Ginoble Mimmo Srour, Daniela Stati e Gianfranco Giuliante. A D’Alfonso, Mazzocca, Silvio Liberatore, responsabile della sala operativa della Protezione civile, Antonio Iovino, dirigente del servizio di programmazione di attivita’ della Protezione civile, e Carlo Giovani, dirigente del servizio prevenzione rischi della Protezione civile dal 3 giugno 2013 all’epoca dei fatti, viene contestata anche la tardiva convocazione del Comitato operativo regionale delle emergenze. In totale l’inchiesta conta 39 indagati: tra loro ci sono anche l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. I reati ipotizzati vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico, alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.