Pescara. Quella fiction non s’ha da fare: a due anni di distanza dai progetti
preannunciati e a quattro dalla tragedia dell’hotel di Farindola (18 gennaio 2017), non riescono ancora a vedere la luce le due idee messe in campo con tanto di sceneggiature scritte e diritti opzionati e chissà mai se verranno
realizzati. Per girare fiction su Rigopiano si erano resi disponibili sia Pietro Valsecchi con la Taodue che Roberto Sessa con la Picomedia.
L’enorme impatto mediatico e la tragica spettacolarità della vicenda avevano
stimolato le ipotesi cinematografiche ben oltre la realizzazione di documentari con materiali reali, come fu fatto
da Michele Santoro per il servizio pubblico. “Volevamo girare sulla base del punto di vista di un sopravvissuto,
Parete, e con il suo libro come piattaforma, ma quando ci siamo accorti della delicatezza del procedimento
giudiziario in corso ci siamo fermati – racconta Sessa -. Avevamo opzionato i diritti del libro, ma non li
abbiamo esercitati. Troppa paura in giro, tra gli interlocutori”. Se il problema sono l’inchiesta e la verità
giudiziaria dei fatti, allora ci sarà da aspettare parecchio: il processo riprende il 5 marzo e solo da questa data
potrà entrare nella fase dibattimentale. Sembrava molto vicina a sua volta la realizzazione della fiction targata
Valsecchi, tanto che più volte si era incontrato con i familiari delle vittime, “con cui ci fu anche un dibattito
acceso”. Aveva predisposto anche una sceneggiatura, ma “lo scoglio iniziale dei familiari è stato duro da
superare. Qualcuno pensava che fosse uno sciacallaggio – spiega Valsecchi – e capisco il loro punto di vista. Io
pensavo ad un film di denuncia civile, consapevole dell’impegno organizzativo notevole a cui andavamo
incontro. Ma se non ci sono le condizioni, meglio non fare nulla. Però la sceneggiatura sta lì, era ben fatta:
chissà se un domani non possa essere ripresa, magari ci si può ripensare”.