L’Aquila. I territori abruzzesi che sono ancora indietro con la raccolta differenziata.
I rifiuti possono rappresentare un problema ma anche un’opportunità per le comunità. In Abruzzo la situazione è eterogenea, con Teramo a trainare sulla raccolta differenziata e L’Aquila oltre 30 punti percentuali sotto la media nazionale
In sintesi:
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Ogni abruzzese produce più di 460 kg di rifiuti ogni anno.
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Nella regione 6 rifiuti su 10 vengono differenziati, in linea con la media nazionale.
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A Teramo si differenzia il 71,9% degli scarti, all’Aquila solo il 39,4%.
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I comuni spendono molto per la gestione dei rifiuti, ma non sempre questo viene ripagato da alte percentuali di differenziata.
La gestione dei rifiuti domestici (e non) è da sempre una questione importante e delicata nel governo dei territori. Possono rappresentare sia un problema che un’opportunità, e abbracciano diversi ambiti della vita pubblica delle città e dei paesi, dall’ambiente all’erogazione di servizi.
Le strategie delle amministrazioni locali, in tal senso, sono fondamentali. Per questo il quadro è eterogeneo, sia per quanto riguarda la produzione dei rifiuti che la raccolta differenziata degli stessi. Basti pensare che, per esempio, una città come Teramo riesce a differenziare oltre 7 rifiuti su 10, mentre all’Aquila il riciclo degli scarti non raggiunge neanche il 40% del totale.
Dalle discariche abusive alla differenziata
Il problema della gestione dei rifiuti parte da lontano. Nei decenni è andato via via aumentando, con l’aumento degli imballaggi dei prodotti e in generale della produzione e la circolazione delle merci. Negli ultimi anni, inoltre, una maggiore sensibilità nei confronti della protezione ambientale ha contribuito ad accendere i riflettori su questo tema.
Nel 2014 l’Unione europea segnalò ben 84 discariche abusive presenti in Italia. Di queste 13 erano collocate in Abruzzo, di cui 12 oggi risultano finalmente bonificate.
Gli scarti domestici rappresentano un aspetto problematico per l’ambiente e la salute dei cittadini, questione che risulta ulteriormente aggravata dalla presenza di discariche abusive. Tuttavia diverse buone pratiche dimostrano come i rifiuti possano essere reintrodotti nel ciclo produttivo in un’ottica di economia circolare, rappresentando quindi una risorsa economica oltre che un elemento in più per raggiungere la sostenibilità a livello ambientale.
In questo scenario, un ruolo importante è rappresentato dalle istituzioni che a diversi livelli governativi possono indirizzare il paese verso il riciclo e il riuso. In questa direzione vanno alcune linee di finanziamento del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), come le misure legate all’economia circolare. Nei prossimi mesi usciranno gli esiti dei bandi che potranno essere monitorati per capire in quali aree si concentreranno i fondi.
Già oggi però amministrazioni e cittadini possono fare molto, facendo attenzione alla produzione dei rifiuti e investendo su un efficace sistema di raccolta differenziata.
Oltre 400 kg di rifiuti l’anno per ogni abruzzese
Nel 2021 in Italia sono stati prodotti circa 29,62 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui 587mila in Abruzzo. Si tratta di un dato in leggero aumento rispetto al 2020, quando nella regione gli scarti erano circa 2mila tonnellate in meno.
Sono stati 461,01 i kg prodotti in media da ogni abruzzese nel 2021. Se guardiamo alla quota per persona, la regione si colloca al di sotto della media nazionale (502,1 kg pro capite nel 2021) e al quartultimo posto tra le regioni italiane, dietro a Calabria (411,19 kg pro capite), Molise (385,86) e Basilicata (357,80).
A livello provinciale Teramo e Pescara sono le province abruzzesi in cui si producono più rifiuti, rispettivamente 482,9 e 468,1 kg pro capite. Sono valori superiori a quelli regionali ma inferiori a quello nazionale. Sono invece minori le cifre nei territori di Chieti (450,1) e dell’Aquila (444,2). [grafico delle province]
Le differenze sono più marcate se consideriamo le sole città capoluogo. Ogni anno, infatti, un cittadino pescarese produce in media più di cento chili di scarti rispetto al suo corregionale teramano. Nel capoluogo adriatico, nel 2021 sono stati generati 548,8 kg per abitante. A Chieti 501,4, all’Aquila 494,1 e a Teramo 423,7 kg pro capite.
Come vedremo, Teramo non è solo la città in cui si producono meno rifiuti ma anche quella dove si differenzia di più.
I legami tra produzione di rifiuti e raccolta differenziata
In Abruzzo il 64,63% dei rifiuti viene differenziato, in linea con l’obiettivo nazionale (che prevedeva il raggiungimento del 65% di differenziata entro il 2020) e con la stessa media del paese, che si attesta al 64%.
Ma la regione vede territori che differenziano di più e altri che riciclano di meno, in una situazione piuttosto eterogenea. [mappa di tutti i comuni]
Tra i quattro capoluoghi Teramo è quello che ricicla di più: il 71,9% degli scarti nel proprio territorio comunale. Una quota maggiore rispetto a quella nazionale (64%), come anche quella di Chieti (69,8%). I territori di Pescara e L’Aquila si attestano invece su percentuali molto più basse, rispettivamente a 46,6% e 39,4%.
Se allarghiamo lo sguardo ai comuni con più di 20mila abitanti, invece, si fa notare Ortona (Chieti) che raggiunge l’80,7% di raccolta differenziata.
Si trovano tutti in provincia di Chieti i comuni che differenziano più rifiuti in Abruzzo. Si tratta di Villa Santa Maria, che ricicla il 93,9% degli scarti prodotti dai cittadini, Palena (92,3%) e Borrello (90,8%).
Tra i comuni abruzzesi di cui sono presenti i dati, quelli che riciclano percentuali inferiori sono Campo di Giove (L’Aquila, 13,2%), Pietranico (Pescara, 21,8%) e Tione degli Abruzzi (L’Aquila, 22,7%). [la tabella di tutti i comuni abruzzesi]
La gestione della raccolta dei rifiuti, compresi i servizi di pulizia e igiene delle città, sono di diretta competenza comunale. Oltre ad essere funzioni fondamentali per il benessere dei cittadini, sono anche spese importanti per le amministrazioni, che per la quasi totalità affidano la raccolta dei rifiuti a società pubbliche mediante costosi contratti di servizio.
In questo senso è significativo che sia proprio Teramo – che come abbiamo detto precedentemente è la città che produce meno e ricicla di più – a spendere la cifra più alta tra i quattro capoluoghi: 280,04 euro pro capite nel 2021. Parliamo di oltre 14 milioni di euro in un anno.
Al tempo stesso il fatto che un’amministrazione spenda cifre importanti per i rifiuti non è automaticamente associabile a un meccanismo virtuoso in tema di raccolta differenziata. All’Aquila, per esempio, nel 2021 sono stati spesi 220,39 euro per persona (pari a 15,2 milioni di euro alla voce “rifiuti” nel bilancio consuntivo), vale a dire molto più della media nazionale (151,95 euro pro capite). Tuttavia, nel capoluogo di regione vengono riciclati meno di 4 rifiuti su 10.
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