L’Aquila. “A questo punto non chiamatelo superbonus, ma superenalotto! Come si possono cambiare le regole in corsa? E che fiducia si può avere in questo Paese, quale investimenti si possono fare?” E’ dura la presa di posizione d Gianni Frattale, presidente dell’associazione nazionale costruttori edili (Ance) della provincia dell’Aquila, in merito alla situazione di incertezza legata al superbonus 110 depotenziato a 90 dal governo Meloni.
La denuncia di oggi che riguarda in particolare il cratere del terremoto dell’Aquila, Frattale la aveva già pronunciata davanti a istituzioni, parlamentari e il sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, nel corso del convegno nazionale “La ricostruzione post-sisma nell’edilizia residenziale pubblica”, organizzato nel capoluogo regionale dall’Azienda territoriale edilizia residenziale (Ater) della provincia dell’Aquila.
In rifermento alla revisione e al depotenziamento, da parte del nuovo governo di centrodestra,
Frattale ha protestato a nome dell’Ance: “il cambio delle regole è una sciagura. Ora il rischio è che anche questi
cantieri si fermeranno, il rischio è non poter ricostruire le case inagibili”. Ma c’è di più: “in questo modo,
cambiando le regole con il gioco in corso, si mettono in profonda crisi le imprese, i collaboratori e le famiglie.
Occorre almeno un periodo transitorio, per l’intero 2023, non si deve forzare la mano, occorre un punto di
incontro, tenuto conto che non si è individuata nemmeno una soluzione per sbloccare i crediti incagliati”.
Frattale ha anche provocatoriamente sottolineato che se il problema è la sostenibilità economica, “perché la
Cassa depositi e prestiti deve sanare tutte i carrozzoni italiani, e non può farsi carico dei crediti d’imposta?”. Ed
infine “facendo ‘conti della serva’, su quanto le imprese guadagnano con il superbonus, Frattale spiega: “Di cosa
parliamo a proposito del 110%? Facciamo due conti: il 22% del credito se lo prendono le banche e passa
all’88%, aggiungiamoci l’Iva e passa all’80%, mettiamoci, progettazione, direzione lavori, contabilità e si
scende al 70%. Insomma, un cappotto da 100 euro passa a 70 euro per me impresa e con il rincaro dei costi
delle materie prime, mi costa ora 65 euro…Il governo conosce questi numeri?”.


