L’Aquila. Funzionari pubblici compiacenti per far vincere appalti di ricostruzione postterremoto, in particolare le opere di messa in sicurezza degli edifici gravemente danneggiati il 6 aprile 2009, a ditte ritenute loro vicine che, “di volta in volta, si spartivano i lavori”. Con queste accuse la Procura della Repubblica dell’Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 indagati: la prima udienza preliminare per decidere se ci sarà o meno processo è stata fissata al prossimo 15 giugno dal gup Guendalina Buccella. L’inchiesta è coordinata dai pubblici ministeri Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli e curata dai carabinieri del raggruppamento operativo speciale (Ros) diretti dal maggiore Giancarlo Santagata. È stata la prima indagine a toccare la complessa operazione di assegnazione delle cosiddette “opere provvisionali”, i puntellamenti che, in deroga alla normativa sui lavori pubblici, vennero affidati a chiamata diretta e senza appalto, vista l’urgenza di mettere in sicurezza gli edifici. Un affare, secondo alcune stime, da circa 500 milioni di euro, circa 300 dei quali gestiti dal solo Comune capoluogo. Le accuse per i 24 a vario titolo sono di corruzione, turbativa d’asta e falso in atto pubblico. La notizia delle indagini era venuta fuori nel novembre 2015 con 11 nomi in principio coinvolti, poi più che raddoppiati anche se alcuni nomi sono usciti dall’inchiesta