Teramo. Per la seconda volta in due giorni, ricerca ed estrazione di gas e petrolio diventano oggetto di dibattito. Dopo la giornata di studio promossa da Nimby Forum all’Università di Teramo, giovedì, venerdì pomeriggio, a Giulianova, è toccato oggi al mondo “green” svelare alcune “verità nascoste” – così recitava il titolo del convegno dei giorni scorsi a Giulianova – e che sono emerse a seguito dell’accesso, avvenuto il 27 novembre ed il 2 dicembre 2013, agli atti relativi alle 4 istanze di ricerca teramane, depositati presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Gli atti che preludono al rilascio di altrettanti permessi di ricerca hanno un unico firmatario – il Dipartimento per l’Energia, Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche, del MISE- ed un solo destinatario, la Regione Abruzzo. Quanto accaduto con la Colle dei Nidi, torna ad accadere anche per le istanze Corropoli, Villa Mazzarosa, Villa Carbone e Cipressi che, messe assieme, coprono gran parte della parte abitata della Provincia di Teramo. Con tre distinte comunicazioni inviate a mezzo fax alla Regione Abruzzo, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2012, il MISE comunicava che, decorsi ulteriori 30 giorni senza che la Regione si pronunciasse in merito alla valutazione di impatto ambientale ed al rilascio dell’Intesa, il pallino sarebbe passato nelle mani del Governo in virtù delle disposizioni di cui all’art. 38, comma 1, del D.L. 83/2012 (Decreto Sviluppo). E così è stato. Le tre note sarebbero pervenute ai competenti uffici regionali tra il 26 luglio ed il 1 agosto del 2012. Secondo le associazioni ambientaliste, per quanto riguarda la “Corropoli” la vicenda sarebbe più articolata, visto che il MISE avrebbe scritto alla Regione per ben tre volte a fine 2012, ma con identico risultato finale: Regione tagliata fuori da ogni decisione e pieni poteri alla Presidenza del Consiglio. Per tutte e 4 le istanze del Teramano – di cui 3 riguardano anche il petrolio, come confermano le “carte romane” smentendo tutti coloro hanno affermato finora il contrario – si sarebbe verificato purtroppo ciò che da tempo le associazioni ambientaliste temevano: l’inerzia della Regione Abruzzo, che avrebbe dovuto negare la cosiddetta Intesa, avrebbe spianato la strada alle compagnie petrolifere già dal settembre del 2012 e, solo per la Corropoli, da inizio 2013. Ampiamente fuori tempo massimo i pareri resi dal Comitato CCR-VIA, presieduto a quanto pare dall’Arch. Antonio Sorgi, in merito alla verifica di assoggettabilità a VIA dei progetti Villa Mazzarosa e Villa Carbone, datati 6/12/2012. Insoddisfacenti nel merito, quei pareri sarebbero dunque anche inutili perché espressi quasi 100 giorni dopo le date-limite assegnate dal Ministero in base all’art. 38 del famigerato Decreto Sviluppo, votato dal Governo Monti delle “larghe intese”, che con il suo art. 35 ha anche riportato in vita Ombrina Mare 2 di Medoilgas. Severo il giudizio delle associazioni “verdi” rispetto all’operato della Giunta Regione Abruzzo la quale, negando l’evidenza, si ostina a sostenere ancora che la “sua” legge regionale ha scongiurato il pericolo della petrolizzazione dell’Abruzzo e che il Governo regionale non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione per la ricerca o l’estrazione dell’”oro nero”. I tre casi teramani dimostrano l’esatto contrario: non negando l’Intesa – che produce effetti ben diversi dallo starsene con le mani in mano – la Regione Abruzzo, come Ponzio Pilato, si sarebbe autosospesa, lasciando decidere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che non esiterà, alla luce della Strategia Energetica Nazionale, a rilasciare i quattro permessi – di cui 3 per ricerca anche di petrolio -, ovviamente dopo l’election-day del 25 maggio prossimo, giusto per non alimentare polemiche e scontento nelle popolazioni locali. Con le sue maglie larghe, la legge regionale non è in grado di difendere niente e nessuno, e, dunque, necessita di essere “rottamata” al più presto. Gli aspiranti candidati alla carica di Governatore sono avvisati. Non sono state risparmiate critiche ai Consiglieri regionali di minoranza, venuti meno al loro ruolo di controllo dell’operato della Giunta. Con i poteri ispettivi riconosciuti dallo Statuto Regionale, avrebbero potuto accedere facilmente agli atti depositati in Regione, che sono la copia esatta di quelli del Ministero, ed avrebbero potuto intervenire per tempo. Lo avrebbero fatto, a giochi oramai fatti, il 7 maggio ed il 15 ottobre 2013 con due distinte ma identiche risoluzioni contro la ricerca di petrolio in Abruzzo, votate all’unanimità dal Consiglio Regionale, una delle quali impegnava a negare l’Intesa per due istanze teramane. Ancora più grottesco il caso della dell’istanza “Corropoli” che interessa i Comuni di Alba Adriatica, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Giulianova, Martinsicuro, Monsampolo del Tronto, Monteprandone, Mosciano Sant’Angelo, Nereto, Notaresco, Roseto degli Abruzzi, San Benedetto del Tronto, Sant’Omero, Spinetoli, Tortoreto, vera e propria cartina di tornasole dell’inadeguatezza e dell’irresponsabilità di gran parte della classe politica locale, provinciale e regionale.
Le verità emerse dagli atti della “Corropoli” sfaterebbero numerosi luoghi comuni:
- quello dei Comuni all’oscuro di tutto; risulta invece che Medoilgas avrebbe inviato copia dell’istanza a tutte le Amministrazioni Comunali il 29 settembre 2008 (alla guida di Medoilgas era subentrato da poco Morandi);
- quello dei Comuni “scavalcati” dal Governo e dalla Regione: invitati alla quarta Conferenza di Servizi del 22/9/2008, la disertano in massa, con la sola eccezione del Comune di Roseto. Il Ministero trasmette a tutti i Comuni il relativo verbale. Alla quinta Conferenza di Servizi del 7/11/2008 sono presenti in tre: Notaresco, Giulianova e Roseto;
- quello della Riserva del Borsacchio che, secondo numerosi consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione, e secondo gli attuali amministratori locali di Giulianova e Roseto, non costituirebbe un presidio contro l’arrivo delle trivelle: fatto sta che nella Conferenza di Servizi del 7/11/2008, i Comuni di Giulianova si oppongono al progetto di ricerca di Medoilgas facendo leva proprio sulla presenza nei rispettivi territori della Riserva del Borsacchio. Se ne dimenticheranno qualche anno dopo (soprattutto il Comune di Giulianova), approvando nei rispettivi Consigli Comunali il “taglio” della Riserva.
- quello della Provincia di Teramo contraria alla ricerca di gas e petrolio (in realtà con determinazione dirigenziale n. 78 del 12 luglio 2006, la Provincia ha ritenuto compatibile alle previsioni insediative del PTP la fase preliminare delle attività di ricerca sismica, mentre con successiva nota Prot. n. 20861 del 18 dicembre 2006, viene dato parere favorevole al programma dei lavori presentato da Medoilgas).
Sul piano delle proposte e delle iniziative da mettere in campo per arginare la ricerca di petrolio e gas in Abruzzo, le associazioni puntano molto sull’approvazione di una nuova legge regionale, sull’approvazione di norme che assicurino alle comunità locale una maggiore informazione e partecipazione alle decisioni riguardanti l’installazione di impianti e di infrastrutture energetiche nei loro territori; l’approvazione di una serie di piani regionali settoriali orientati alla difesa ed alla valorizzazione dell’ambiente, ed alla preservazione del paesaggio.
Da riformare la S.E.N., sulla cui legittimità si avanzano da tempo fondate riserve; da smontare e rimontare il Decreto Sviluppo e la relativa legge di conversione.
Come già anticipato lo scorso 24 novembre a Teramo in occasione di analoga iniziativa, va assumendo sempre maggior consistenza l’idea di procedere alla scrittura di una proposta legge di iniziativa popolare sulla ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi.
Dopo il “Partito dell’Acqua Pubblica” avremo in futuro anche il “Partito Oil Free”? Probabile, vista l’inadeguatezza e l’inaffidabilità, secondo le associazioni ecologiste, di buona parte classe politica. Le vicende dell’ACA, del Ruzzo, le disavventure dell’ex Assessore Regionale alla Cultura ed i recenti fatti dell’Aquila ne sono la prova provata.
eguendo la strada tracciata con il ricorso al TAR LAZIO contro il decreto di conferimento del titolo “Colle dei Nidi”, le associazioni si preparano a sfidare il Ministero dello Sviluppo Economico e le compagnie petrolifere a suon di carte bollate, in sinergia con le Amministrazioni Locali e con le Associazioni di Categoria interessate.