L’Aquila. Un testo di legge nazionale e regionale per risolvere in maniera oggettiva e definitiva l’annoso problema delle “casette” post-sisma dell’Aquila, realizzate dai cittadini terremotati con fondi propri per non emigrare dal capoluogo ma che ora rischiano di essere abbattute. A chiederlo è il consigliere regionale di Forza Italia Luca Ricciuti, presidente della II commissione (Territorio) e ricandidato alle elezioni del prossimo 25 maggio, che specifica come non si riferisca a una “sanatoria” ma alla sistemazione stabile di una questione nata nei giorni frenetici dell’emergenza, riparando anche a una disparità visto che i terreni anche agricoli su cui sono stati realizzati i 4.500 alloggi antisismici del progetto Case realizzati dalla Protezione civile “sono di fatto divenuti edificabili”. “Dopo il sisma del 6 aprile 2009, il Consiglio comunale dell’Aquila ha approvato la delibera numero 58 che ha consentito di realizzare manufatti provvisori ai cittadini aquilani che hanno subito danni importanti alle proprie abitazioni – scrive Ricciuti – Tutto questo avveniva un mese dopo il terremoto e non si sapeva ancora nulla di che cosa fossero i progetti Case, i moduli abitativi provvisori (Map), i moduli abitativi removibili (Mar) e i moduli a uso scolastico provvisorio (Musp). L’unica cosa che si voleva garantire era quella di far rimanere i cittadini dell’Aquila nella propria città, evitando fughe verso altri luoghi”. “A seguito di questa deliberazione i cittadini, coscienti e rispettosi delle regole, hanno proposto domanda per la realizzazione di tali manufatti che a oggi sono circa 1.100 nel Comune dell’Aquila. Si deve tener presente, inoltre, che molti comuni del “cratere” hanno seguito l’esempio della delibera 58 – prosegue – Va inoltre sottolineato che molti aquilani hanno preso questa decisione utilizzando i propri risparmi, rinunciando alle tutele previste nella fase di emergenza, evitando, così, di gravare ulteriormente sulle responsabilità politiche ed economiche dello Stato e degli enti locali”. Ricciuti ricorda che “a oggi, però, si pone un grande problema: da molto tempo il Comune dell’Aquila ipotizza la demolizione di tali manufatti, senza proporre alcuna soluzione possibile. In città si sono formati, spontaneamente, comitati di cittadini che hanno chiesto al sindaco di avere la possibilità, nei limiti del rispetto dei vincoli urbanistici ed edilizi, di regolarizzare tali strutture e non di essere condannati alla demolizione per aver scelto, subito dopo il sisma, di rimanere all’Aquila, non chiedendo nulla, ma agendo direttamente per la sistemazione logistica e abitativa delle proprie famiglie”. “Alcuni si domandano, invece, del perché molti terreni, scelti per la localizzazione dei progetti Case con la destinazione urbanistica a verde agricolo, sono di fatto diventati edificabili (a seguito delle procedure adottate in emergenza dalla Protezione civile) a differenza, invece, dei singoli cittadini che hanno preferito organizzarsi da soli tenendo conto delle puntuali regole edilizie – polemizza il consigliere di Fi – Chiaramente tale situazione non può essere risolta scaricando le responsabilità da un Ente a un altro, così come abitualmente usa fare il Comune dell’Aquila”. “È necessario e opportuno predisporre un testo di legge nazionale e regionale, così come ha fatto la Regione Umbria, dando soluzione alle situazioni possibili, garantendo così ai cittadini la possibilità di condividere insieme ogni utile rimedio – conclude Ricciuti – Preciso infine che non dobbiamo sforzarci di lavorare su una sorta di sanatoria ma piuttosto a favore della sistemazione di una questione vissuta in una fase emergenziale del post-terremoto”.