L’Aquila. E’ un bilancio positivo quello che Dino Pepe, assessore regionale con delega, fra le altre cose, all’agricoltura, caccia e pesca e demanio marino, fa ai microfoni di AbruzzoLive. L’ex sindaco di Torano Nuovo, eletto prima come consigliere e poi, in seguito, entrato in giunta regionale, si dice soddisfatto di quanto realizzato in questi anni, nonostante le numerose criticità che ha dovuto affrontare.
Come giudica il suo operato di questi anni? Dove pensa di aver lasciato il segno?
Prima di tutto voglio ringraziare i cittadini che mi hanno eletto, grazie a loro ho potuto intraprendere questo percorso. Dal canto mio posso dire di essermi impegnato al massimo, lavorando principalmente sul Piano di Sviluppo Rurale. Sono ripartito da quello vecchio. Al momento del mio insediamento, nel 2014, erano stati spesi solo il 70% delle risorse e, quindi, abbiamo messo in campo una serie di energie importanti per impegnare tutto ciò che era necessario. In quello stesso periodo si doveva presentare il nuovo piano di sviluppo rurale, quello 2014-2020, che andava presentato il 22 luglio 2014. Sfortunatamente nemmeno un rigo era stato scritto. Noi lo abbiamo fatto a tempo record per aver la possibilità di usufruire dei 433 milioni di euro del piano di sviluppo rurale. Ci siamo riusciti. Abbiamo abbiamo avuto l’approvazione nel novembre 2015 e nel febbraio 2016 abbiamo pubblicato il primo bando. Ad oggi ne abbiamo pubblicati 54, istruendo 30.000 domande degli agricoltori abruzzesi oltre a un’importante serie di misure.
Questo cosa ha comportato?
Che, al 31 dicembre 2018, abbiamo avuto un avanzamento spesa del 117%. Siamo andati oltre il budget previsto, dell’obiettivo di spesa, di circa 14 milioni di euro.
Lei si ritiene, quindi, soddisfatto da quanto prodotto?
In questi anni in tanti hanno parlato di disimpegno, ma vi sono state anche serie criticità. Per non parlare della burocrazia. Nonostante ciò abbiamo avuto risultati importanti, come il fatto di aver speso di più di quanto stabilito dall’Unione Europea. Ovviamente questa programmazione arriva al 2020, ma terminerà nel 2023. Ci sarà tutto il tempo per perfezionarla. Poi ci sono stati il terremoto e le nevicate del 2016 che hanno danneggiato seriamente l’agricoltura. Eppure non c’è stata nessuna delocalizzazione delle imprese agricole. Il lavoro svolto ha pagato. Oltre a questi interventi abbiamo erogato 6 milioni di euro per gli allevatori colpiti dal sisma e abbiamo avuto anche un fondo di solidarietà aggiuntivo di 46 milioni di euro.
Cosa risponde, quindi, a chi sostiene che l’Abruzzo, nonostante sia una regione agricola, non abbiamo saputo sviluppare politiche in grado di compiere un importante salto di qualità?
Che nel triennio 2015-2017 il Pil agricolo regionale è aumentato del 9%. E’ un dato che parla da solo. Dobbiamo ringraziare il tessuto agricolo che nonostante le fatiche, il terremoto e la burocrazia è riuscito a sviluppare progettualità importanti da noi sostenute. Abbiamo promosso il ricambio generazionale, l’aggregazione, l’agricoltura sostenibile (fondi importanti per il settore biologico) e poi le micro e le macro filiere.
Si sarebbe potuto fare di più?
Si, assolutamente. Ma considerata la situazione di partenza e le calamità abbattutesi sulla nostra regione è stato fatto abbastanza.
Vuole darci un giudizio e una preferenza sui candidati presidente?
Rispetto tutti i candidati governatori, sia a livello personale che politico. Penso, però, che la disponibilità e la generosità ma, soprattutto, lo spessore di Giovanni Legnini siano una grande opportunità per gli abruzzesi. E’ una persona di grande esperienza e appeal istituzionale e umano. Può garantire all’Abruzzo una grande opportunità di sviluppo.
Sarà in grado di mettere tutti d’accordo?
Penso di si, la sua storia parla chiaro. E’ una grande figura al servizio dell’Abruzzo. Voglio sottolineare il tratto della generosità. Col suo curriculum poteva scegliersi la poltrona migliore e, invece, ha deciso di scendere in campo per aiutare la sua terra.