L’Aquila. Fratelli d’Italia non scioglie ancora le riserve sul nome del candidato presidente. In molti, però, danno il senatore Marco Marsilio alla guida della coalizione e, quindi, in pole position nella scelta che il partito di Giorgia Meloni dovrà in vista delle regionali del 10 febbraio. Di seguito l’intervista che AbruzzoLive ha realizzato con l’esponente di Fdi
C’è il rischio che il patto di Roma salti e che Fratelli d’Italia venga privato della scelta del candidato presidente?
Non c’è nessuna possibilità che ciò accada. Il tavolo nazionale ha dato chiare indicazioni. Fratelli d’Italia esprimerà il candidato presidente per l’Abruzzo.
Quindi, i mal di pancia dei vostri alleati sono dettati dal fatto che avrebbero voluto essere al posto vostro?
Probabilmente si ed è anche comprensibile che chi nutriva ambizione a guidare la regione non può farlo in forza di un accordo nazionale. Può starci che qualche persona abbia del malumore o dispiacere. Ma la sostanza non cambia. Gli accordi sono quelli.
Morra, Foschi, Marsilio: uno tra questi nomi sarà il candidato presidente. C’è chi la vede in pole position..
Questa terna è stata sottoposta alla Meloni, vero. Sarà lei a fare valutazioni circa il nome da proporre.
Alcuni fanno il veto sul suo nome per via del suo non essere abruzzese. Come risponde?
Sono abruzzese da sette generazioni. Può bastare? La mia candidatura all’interno di questa terna è frutto di una richiesta pervenuta dal coordinamento regionale abruzzese. Sono i miei amici abruzzesi a chiedermi disponibilità. L’ho data immediatamente perchè per me è un grande onore già solo essere pensato come papabile.
Poniamo il caso di una sua candidatura con successiva vittoria: quali sono le priorità da cui l’Abruzzo dovrà ripartire? Quali criticità intenderà affrontare con particolare attenzione?
Innanzitutto la ricostruzione. Siamo prossimi al decennale del sisma aquilano e siamo ancora arretrati da un punto di vista di ricostruzione economica, culturale e sociale del territorio. Poi ci sono i trasporti. Sono sconcertato dall’approccio che ha avuto il dirigente del ministero delle Infrastrutture e Trasporti rispetto a Strada dei Parchi, ma non solo. Il problema enorme che deve essere affrontato è quello dei collegamenti ferroviari, soprattutto quelli che vanno verso Roma. L’arretratezza di questa linea, per certi tratti ferma a 150 anni, è vergognosa e impedisce lo sviluppo economico dell’entroterra, delle zone montane e dell’Abruzzo in generale. Il resto dell’Italia corre, noi no. Poi c’è la questione Bussi e della sua bonifica.
Nei dossier che lei sta elencando non può rimanere in disparte il ruolo del governo, però.
Si, è necessario un apporto dello Stato centrale.
Sanità: la situazione è critica. Come si muoverà in tal senso?
Siamo sull’orlo del commissariamento. Temo che, nel caso in cui dovessimo entrare in regione, potremmo trovare troppo carte false messe in piedi dalla giunta che ci ha preceduto e dall’amministrazione in corso rispetto alla quale sarà davvero necessario uno sforzo importante per riordinare i conti e riorganizzare il servizio sanitario in Abruzzo all’altezza dei bisogni dei cittadini.
Riguardo la distanza tra aree interne e zone costiere cosa può dirci? Come diminuire la distanza?
Sono stato l’unico parlamentare ad aver atteso la delegazione istituzionale guidata da Lolli e dai sindaci del comprensorio per la questione della Ball Beverage. La Meloni è stata l’unico leader nazionale a ricordare che non esiste solo la Pernigotti – con tutto il rispetto nei loro confronti – ma gli operai dello stabilimento di San Martino sulla Marrucina non possono essere dimenticati. Sotto al ministero c’erano 50 telecamere a riprendere gli operai della Pernigotti e 0 per gli 80 dipendenti della Ball, che verranno messi per strada sotto Natale. Solo noi di Fratelli d’Italia.
Quanto è importante sviluppare infrastrutture moderne e capaci di produrre forza lavoro?
Tantissimo, indubbiamente. Dobbiamo fornire al territorio le infrastrutture necessarie per far si che gli insediamenti e le attività produttive si stabiliscano qui perchè capaci di fatturare e lavorare serenamente. Il rischio di desertificazione industriale è elevato.
Gli abruzzesi hanno la sensazione di essere trattati – da parte del governo – come cittadini di serie b..
Sono d’accordo, è vero. C’è questo problema. La richiesta che mi è stata fatta – nel caso in cui dovessi essere presidente – è quella di tentare di avvicinare la nostra regione alla capitale. Il fatto che l’Abruzzo sia considerata un’area marginale del sud invece che l’entroterra del Lazio o dell’asse adriatico che corre lungo le Marche, pone un’attenzione diversa. Nel caso, il mio impegno, a prescindere dalla mia presidenza o meno, è quella di fare da senatore aggiunto. Partecipo attivamente a tutti i tavoli cui vengo regolarmente invitato. Sono sensibile alla terra da cui provengo.
Gli abruzzesi devono ritrovare l’unità per affrontare assieme le esigenze della propria terra?
Credo che su alcune questioni ci voglia coesione territoriale e politica perchè ad appannaggio di tutti e non di qualcuno soltanto. Con questo spirito sto conducendo, ad esempio, oltre la vicenda della ricostruzione, anche quella della Tiburtina-Anagnina, proponendo ricette, idee, programmi e progetti. Qualora dovessi governare la regione, mi aspetto disponibilità dalle opposizioni su alcune dinamiche per fare il bene del territorio a prescindere da personalismi vari.
Chi teme di più tra iol M5S con Sara Marcozzi e il csx con il civico Legnini alla guida?
Che Legnini sia un civico mi sembra una cosa un pò azzardata. Ha fatto l’intera carriera nel Pd, ma ci può stare che voglia fare una nuova esperienza. Mi sembra che in Abruzzo ci siano troppi civici sotto mentite spoglie (ride, ndr). Ben venga la passione civica di chi non appartiene ai partiti, ma quelli che hanno fatto tutta la vita dentro ai partiti e ora si presentano come civici mi sembra un pò eccessivo. Non dò voti o giudizi di meriti sugli avversari, tratto tutti con rispetto. Mi piacerebbe poter avere l’occasione di confrontarmi in maniera seria e civile sui programmi e fare una campagna elettorale all’altezza di una nazione civile e democratica.