L’Aquila. Guardando in casa nostra possiamo parafrasare il motto leghista “l’Italia agli italiani”, con “L’Abruzzo agli abruzzesi”. Sano campanilismo e sana autoreferenzialità fanno di questo slogan un qualcosa di irrinunciabile, almeno fra le fila del centrodestra regionale.
Il che non è necessariamente sbagliato se si guarda solamente alle figure politiche competenti, autoritarie e d’esperienza presenti nelle quattro province, capaci di catalizzare l’attenzione sul loro ruolo ed eventuale programma elettorale. Il problema è un altro, bensì quello che proviene da fuori Abruzzo e precisamente da Roma.
Da quel tavolo nazionale, cioè, che riunisce i tre leader del centrodestra (Berlusconi, Salvini e Meloni) e che ha in pugno il destino della coalizione in Abruzzo. Sappiamo bene, infatti, come il candidato presidente non viene – né verrà mai – scelto dai vertici di una regione, ma dal suo direttivo sovraregionale.
E questo modus operandi, perfettamente accettato e condiviso dai singoli partiti e dai loro sottoposti, cozza in maniera clamorosa con gli slogan di cui sopra. Per cui, francamente, sbalordisce non poco il tentare di far passare messaggi come “L’Abruzzo agli abruzzesi” se poi, a decidere per loro, è qualcun altro. Sarà anche una questione di candidato, ma è, altresì, questione di coerenza e spendibilità di uno slogan che sa più di presa in giro che altro.