Pescara. “L’Abruzzo è sempre meno una terra a misura di giovani e con i referendum possiamo invertire la rotta. A certificare la drammatica condizione che giornalmente denunciamo è anche il Rapporto Annuale ISTAT 2025, che mostra un quadro ormai strutturale: disoccupazione giovanile diffusa, instabilità contrattuale, disagio abitativo, basso livello di istruzione, mobilità in uscita di studenti e laureati verso il Centro-Nord. Una vera e propria “precarietà esistenziale”, che condiziona il presente e cancella ogni prospettiva di futuro per migliaia di ragazze e ragazzi. In questo scenario, i referendum popolari dell’8 e 9 giugno rappresentano un’occasione democratica fondamentale per chi chiede un cambiamento. Per questo come Giovani Democratici d’Abruzzo lanciamo un appello al voto, invitando tutte e tutti a sostenere cinque SÌ ai referendum di domenica e lunedì: per la dignità del lavoro, per la sicurezza nei luoghi di impiego, per il contrasto alla precarietà, e per il riconoscimento della cittadinanza”, così Saverio Gileno Segretario Regionale dei Giovani Democratici d’Abruzzo, con Monaim Mouatamid e Aurora Bruno, Giovani Dem che hanno curato la campagna referendaria per il Si al quinto quesito.
“Secondo ISTAT, il 15% delle famiglie con genitori sotto i 35 anni in Abruzzo vive in povertà assoluta, mentre il 12,1% dei giovani sotto i 35 anni è in condizione di grave deprivazione abitativa – e su questo specifico elemento di precarietà ci siamo fatti promotori in Abruzzo della proposta “Ma quale casa” per inserire il diritto alla casa in Costituzione – aggiungono i Giovani del Pd – . La partecipazione femminile al mercato del lavoro è al di sotto della media nazionale e, nonostante una lieve crescita dell’occupazione, il tessuto produttivo resta fragile, segnato da settori a bassa produttività e da un’alta incidenza di contratti precari. Nel 2024, quasi un terzo dei giovani abruzzesi risulta in condizione di lavoro povero o instabile. Tra il 2019 e il 2024 sono scomparse oltre 35.600 attività guidate da under 35 in Abruzzo, con un calo superiore al 24% rispetto a cinque anni fa. A ciò si aggiunge la cosiddetta “fuga di cervelli”: il saldo migratorio interno dell’Abruzzo è fortemente negativo, i fuorisede per motivi di studio o lavoro sono oltre 50.000, gli espatriati under 35 all’esterno negli ultimi 5 anni 8.000, la riduzione negli ultimi vent’anni di residenti under35 è di oltre 55.000. La natalità è ai minimi, il saldo demografico negativo. La popolazione invecchia, i giovani si riducono, e il sistema regionale rischia di implodere sotto il peso di squilibri sempre più profondi. È in questo contesto che i cinque quesiti referendari assumono un valore strategico. Non sono strumenti astratti, ma azioni concrete per ridare voce e diritti a chi oggi non ne ha. I cinque SÌ per il futuro sono:
- SÌ contro i licenziamenti ingiusti, per il ripristino del reintegro anche nelle imprese medio-grandi in caso di licenziamento illegittimo;
- SÌ alla tutela anche per chi lavora nelle piccole imprese, oggi escluso dal diritto al reintegro e soggetto a indennizzi irrisori;
- SÌ per fermare il precariato, reintroducendo l’obbligo delle causali nei contratti a termine;
- SÌ per garantire sicurezza e responsabilità, con un’estensione dell’obbligo di tutela anche in caso di appalti e subappalti;
- SÌ alla cittadinanza, per ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza richiesto agli stranieri che già risiedono regolarmente e soddisfano tutti gli altri criteri per diventare cittadini italiani.
Come Giovani Democratici d’Abruzzo, abbiamo sostenuto ogni passaggio di questa campagna referendaria, con banchetti, incontri pubblici e informazione diffusa sul territorio. Un lavoro collettivo che ha coinvolto decine di militanti, e che vogliamo ringraziare apertamente. In particolare nella promozione del quinto quesito, quello sulla cittadinanza: un tema che tocca migliaia di giovani italiani e abruzzesi “di fatto”, che chiedono solo riconoscimento e pari diritti.
Siamo stati impegnati in questi mesi al fianco della CGIL, delle associazioni che compongono il coordinamento del referendum cittadinanza, come Arci, e del nostro Partito Democratico, girando instancabilmente l’Abruzzo: da Archi a Vasto, da Montebello di Bertona a Montesilvano, da Isola del Gran Sasso a Martinsicuro, dall’Aquila a Pescasseroli. In ogni angolo della regione abbiamo portato il senso di una battaglia giusta, necessaria, collettiva.
L’8 e 9 giugno, dunque, non è un appuntamento qualunque. È un momento in cui possiamo scegliere di contrastare con decisione la precarietà esistenziale che affligge la nostra generazione. Possiamo votare per dire basta a un sistema che sfrutta, esclude, costringe alla partenza. Possiamo votare per affermare il diritto a restare, a costruire qui il nostro futuro”.