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Referendum 12 giugno: Rifondazione comunista invita a votare cinque “NO”

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
9 Giugno 2022
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Teramo. “Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea esprime un giudizio negativo dei quesiti sottoposti a referendum il 12 giugno e delle ragioni sottese alle proposte di abolizione normativa. Va ricordato che i temi provengono dai radicali, ma l’indizione della consultazione elettorale è dovuta all’approvazione di nove Consigli regionali guidati dalla destra, senza che i proponenti abbiano presentato alla Corte di Cassazione le firme raccolte. Ciò determina, oggettivamente, l’appropriazione e lo stravolgimento della destra politica del tema della “giustizia giusta” scippato agli stessi radicali. Questo fatto ha ulteriormente spostato la discussione sul piano di un falso garantismo, quello esclusivo appannaggio dei ricchi, e di una rivincita della politica contro la magistratura “politicizzata” paralizzante i cittadini di buona volontà”.

Lo rende noto Mirko De Berardinis, Segretario provinciale Federazione di Teramo, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.

“Va inoltre sottolineato l’utilizzo improprio dello strumento di democrazia diretta disciplinato ex art. 75 della Costituzione, pensato dai costituenti non per modificare qualsiasi legge, ma per far partecipare la cittadinanza a decisioni di portata generale ovvero in materia di diritti soggettivi prevalentemente personali. I cinque referenda sono invece caratterizzati da materie iper-specifiche ed iper-tecniche. Ciò alimenta la pericolosa disaffezione al voto già estesissima, specie tra i ceti sociali popolari più in sofferenza per la crisi economica e, d’altra parte, giustifica una campagna per l’astensione volontaria e militante finalizzata ad evitare il raggiungimento del quorum.

Nel merito Rifondazione Comunista invita tutte le compagne e i compagni a bocciare i cinque quesiti sottoposti alla consultazione: votando NO ovvero, in via subordinata, disertando le urne per non far raggiungere il quorum. La scelta di bocciare i quesiti non presuppone la volontà di conservare un sistema giustizia amministrato in maniera profondamente iniqua. Non vogliamo difendere l’attaccamento al potere – politico, economico e in qualche caso anche opaco – di settori della corporazione per spingere le carriere dei singoli negli uffici direttivi di Procure, Tribunali e Corti. Queste storture, tuttavia, non sono causate da un eccesso di politica delle correnti della magistratura, ma da un deficit di politica intesa come confronto trasparente e democratico sulle idee diverse e sui mezzi con cui realizzarle. Va sottolineato che non c’è un problema nella Magistratura – con buona pace della maggioranza politica in Parlamento – del mandato elettorale di troppi suoi esponenti. Il problema è, invece, che troppi magistrati preferiscono gli uffici legislativi dei Ministeri, delle Agenzie fiscali o delle Autorità indipendenti alle aule di Giustizia. Noi siamo il partito del sistema giudiziario e penale della Costituzione e, dunque, siamo il partito del giusto processo.
L’azione penale quindi deve essere obbligatoria ed esercitata da un magistrato con solidissima cultura giurisdizionale, non da un funzionario a capo della polizia giudiziaria. In questo quadro sosteniamo che: un sistema di garanzie vada possibilmente esteso riducendo al minimo il diritto penale e il carcere a extrema ratio. Non può, però, sfuggire che in Italia la corruzione e i delitti contro la p.a. sono ancora molto diffusi. Siamo, infatti, il 56° Stato per corruzione percepita nella classifica di Trasparency International. Non si può dunque, in una situazione del genere, pensare di abolire il testo unico Severino. L’unico tema oggetto di voto problematico è quello relativo all’abuso della custodia cautelare, spesso in senso classista, posto in essere attraverso l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. La scelta per il NO, in questo caso, non preclude la necessità di una ridiscussione della norma. Oggi, però, impedire l’utilizzo della misura cautelare tutelerebbe meno i cittadini anche a fronte di gravi reati ambientali o alla progressione criminosa, per esempio nel delitto di atti persecutori o maltrattamenti in famiglia.
La Federazione provinciale di Teramo di Rifondazione Comunista invita quindi tutta la cittadinanza a votare cinque NO per bocciare senza appello questo Referendum, perché la giustizia è una cosa seria”.

 

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