
L’Aquila. L’attuale sospensione delle attività didattiche nelle scuole è stata obbligata e necessaria per limitare i contagi ma, in termini scolastici, si rischia di avere ripercussioni a lungo termine. Ad oggi le attività didattiche si sono spostate sul web, grazie a video lezioni e piattaforme dove la classe diventa virtuale come i noti Edmodo e We School.
Non tutti gli alunni italiani hanno le stesse possibilità, con un conseguente calo nella frequenza delle lezioni e difficoltà nello svolgimento dei compiti digitalmente. Di fronte a questa situazione, tenendo in conto l’elevata probabilità di un non ritorno sui banchi di scuola per quest’anno scolastico, sono al vaglio del Miur delle nuove proposte.
Lanciare una robusta azione di didattica a distanza. Fermo restando l’affidamento delle concrete iniziative alle singole scuole, si potrebbe rafforzare il supporto ad esse fornito, nel disegno contenutistico oltre che da un punto di vista tecnologico. Al tempo stesso si potrebbe lanciare una grande campagna di didattica a distanza tramite la tv, l’unico mezzo che entra davvero in tutte le case.
Programmare un anno scolastico 20-21 sensibilmente più lungo (ad es. dal 1 settembre al 30 giugno) e che parta con un bimestre (settembre e ottobre) dedicato a una azione di recupero e rafforzamento delle competenze degli alunni. Al termine di tale periodo si potrebbe e dovrebbe decidere se un alunno abbia ancora debiti formativi da recuperare (pur restando in forze nella classe a cui sia stato iscritto, per default pari a quella successiva a quella frequentata durante l’anno scolastico 19-20) o se debba (nel caso delle classi diverse dal primo grado di ciascun ciclo scolastico) “ritornare” nella classe immediatamente precedente (ovvero quella che stava frequentando nell’anno scolastico 19-20);
Sospendere l’effettuazione su base universale dei test Invalsi per l’anno scolastico 19-20, fatta eccezione per i quinti superiori, nel cui caso i test potrebbero venir effettuati on line. Per quest’ultima classe i test Invalsi potrebbero infatti essere adoperati, su base volontaria, dalle singole scuole come informazione di background in sede di effettuazione, con modalità semplificata (eventualmente anche on line), dell’esame di maturità; eventualmente, un esito oltre una certa soglia del test Invalsi potrebbe essere condizione necessaria (ma non sufficiente) per l’ottenimento del massimo dei voti (il 100). Previo accordo col mondo dell’Università, e con eventuali aggiustamenti al suo contenuto, il test Invalsi potrebbe essere propedeutico, quanto meno come una sorta di prima fase, nelle esistenti procedure di ammissione ai corsi universitari.


