L’Aquila.Numeri degli aborti in discesa, dubbi a riguardo in salita. “La relazione al parlamento sullo stato di applicazione della legge 194 sui dati 2019 e resa nota nelle scorse ore conferma la tendenza alla riduzione del numero di interruzioni di gravidanza rispetto agli anni precedenti; questo dato viene costantemente letto come conferma della bontà e del buon funzionamento della legge, ma a nostro avviso potrebbe anche essere il segnale invece di una difficoltà di accesso all’aborto, che in alcuni casi può tradursi nel ricorso a pratiche al di fuori della legge, infatti il numero di aborti diminuisce, le pratiche clandestine restano stabili, quindi percentualmente diventano maggiori”. Così in una nota Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, Mirella Parachini, ginecologa e vicesegretario dell’associazione Luca Coscioni e Anna Pompili, associazione Luca Coscioni e AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto) che ritengono “non significativi molti degli indicatori presi in considerazione dall’Istat, che non recepisce la sostanziale differenza, in particolare in termini di pericolosità e complicazioni, tra aborto clandestino chirurgico, praticamente ormai abbandonato, e aborto clandestino farmacologico”.
Nel complesso, proseguono ass.Coscioni e AMICA ,la relazione sottolinea come: “L’autonomia regionale si traduca troppo spesso in disuguaglianze e difficoltà, che possono rendere irto di ostacoli il percorso IVG; in alcuni casi, tale autonomia viene persino invocata per giustificare la non applicazione, se non addirittura l’aperta violazione, del dettato della legge 194. Chiediamo pertanto al ministro della Salute Speranza di richiamare i presidenti delle Regioni al dovere istituzionale di garantire la piena applicazione della legge 194 e di facilitare l’accesso alla contraccezione sicura. A lui e al ministro dell’Istruzione e della ricerca chiediamo inoltre di subordinare l’accreditamento degli insegnamenti universitari di medicina, e in particolare delle specializzazioni di ginecologia e ostetricia a programmi di insegnamento che includano obbligatoriamente tutti gli aspetti della salute sessuale e riproduttiva, compresi IVG, contraccezione, PMA”. “Ad oggi”, concludono Gallo, Parachini e Pompili, “non risulta ancora pubblica l’analoga relazione del ministero della Giustizia, ferma ai dati relativi al 2018”.