Bomba. La drammatica crisi climatica in atto richiede lo stop alla messa in produzione di nuovi giacimenti di metano, come richiesto da tutti gli scienziati del clima e dalla stessa Agenzia Internazionale dell’Energia; il progetto di attivare l’estrazione dal giacimento di Bomba va nella direzione opposta.
Questa è una delle osservazioni depositate alla Valutazione di Impatto Ambientale nazionale entro la scadenza di oggi rispetto a un intervento che è stato riproposto per la terza volta dopo le precedenti due bocciature in sede di Valutazione di Impatto Ambientale regionale e nazionale. Irrisolta la questione dei rischi di terremoti potenzialmente generati dalle estrazioni, oggetto di pesanti critiche da parte della Commissione V.I.A. nazionale nel 2021. Addirittura il proponente non presenta documenti di approfondimento rimandandoli a una fase successiva, parlando di valutazioni “preliminari”. Inoltre punta tutto su un Piano di Monitoraggio degli eventi sismici, compresi quelli eventualmente provocati dalle attività estrattive: peccato che un monitoraggio si limita a registrare i sismi e non previene ovviamente i danni a cose e persone che potrebbero verificarsi. Un modo di ragionare assolutamente inaccettabile perché equivale ad accettare di mettere a rischio addirittura la pubblica incolumità.
Vi è poi la questione della tutela di due Siti di Interesse Comunitario delle Gole di Pennadomo e del Monte Pallano, limitrofi all’area estrattiva, entrambi interessati dalle ricadute delle emissioni secondo gli stessi modelli presentati dal proponente che poi sostiene che queste rimarranno nei limiti. Intanto i due siti ospitano vegetazioni assolutamente particolari e di pregio a scala europea, molto più sensibili e vulnerabili alle perturbazioni antropiche; quindi non si possono certo applicare le soglie generali anche qualora venissero effettivamente rispettate dovendosi invece applicare limiti più restrittivi e cautelativi. In secondo luogo le misure di conservazione sito-specifiche del SIC di Pennadomo (punto 65) di cui alla Delibera di Giunta Regionale 494/2017 impongono testualmente il “Divieto di realizzazione di impianti industriali di estrazione e/o raffinazione nonché di stoccaggi in superficie e sottosuolo nel SIC e in un buffer di 3 km attorno al perimetro del SIC (comunque entro i confini amministrativi), con esclusione in quest’ultimo caso delle stazioni di rifornimento per autotrazione. Pericolo derivante degli incidenti e dalle ricadute delle emissioni che si depositano sulle foglie”. L’impianto proposta è a distanza minore di 3 km; pertanto la proposta appare essere in violazione del divieto. Sempre per quanto riguarda le emissioni, il proponente ammette anche emissioni in atmosfera di metano. A queste andrebbero aggiunte quelle fuggitive che i petrolieri o non considerano o sottostimano, come dimostrano numerosi studi scientifici, ad esempio la recentissima pubblicazione “Assessment of methane emissions from oil, gas and coal sectors across inventories and atmospheric inversions” uscita sulla prestigiosa rivista Nature agli inizi del 2024.
Il metano è un gas serra pericolosissimo, molto più potente della CO2 come forzante clima-alterante. Il progetto è quindi palesemente in contrasto con tutti gli accordi, anche in sede di COP, per il taglio delle emissioni di metano. Pertanto è necessario fermare questa ennesima proposta smettendo di puntare ancora sulle fossili e tutelando in maniera attiva un territorio di forte valenza ambientale ma fragile e vulnerabile.