Pescara. La valanga che ha colpito il resort di Rigopiano, secondo i periti nominati dal Tribunale di Pescara, ha una incidenza che in un arco di tempo che va dai 30 a i 300 anni si avvicina di più ai 30 anni, cioè può accadere di nuovo in un tempo più breve.
Ciò alla luce degli studi compiuti sul luogo, che hanno evidenziato come la valanga del 18 gennaio 2017, che ha oltrepassato a valle il resort di 400 metri, possa ripetersi quindi con più frequenza.
Un evento atteso, insomma: altre valanghe avrebbero potuto raggiungere l’albergo, ma qui si è trattato di un evento eccezionale tutt’altro che infrequente; è la conclusione del perito Claudio Di Persio, ossia che l’area del resort era a tutti gli effetti una zona rossa se non blu, grado di pericolosità superiore.
Le valanghe hanno quindi un percorso ciclico. Quanto al peso delle scosse di terremoto, i periti hanno confermato quanto scritto nella perizia e cioè che un sisma a 100 km può avere degli effetti, così come su quella massa nevosa altri 10 cm di neve avrebbero potuto provocare il distacco.
Al momento delle scosse del 18 gennaio l’epicentro era a 50 km mentre quei 10 cm di neve in più si sono accumulati nelle ore successive e non in concomitanza con le scosse. Da ciò quindi la cautela dei periti nel collegare i due eventi, senza però poterli escludere del tutto.
Respinta richiesta acquisizione sentenza valanga
Il Gup di Pescara Gianluca Sarandrea ha respinto la richiesta delle parti civili di acquisire agli atti del processo in corso sulla tragedia di Rigopiano della sentenza della sesta sezione del tribunale civile di Milano che ha bocciato il ricorso di indennizzo intentato contro una compagnia assicurativa dalla società proprietaria dell’albergo che invocava, appunto, il nesso di causalità tra il sisma e la valanga in merito ad una polizza relativa ai soli danni da terremoto.
La sentenza stabiliva che la valanga che il 18 gennaio del 2017 travolse l’hotel Rigopiano provocando la morte di 29 persone non fu innescata dalle scosse di terremoto che quel giorno interessarono l’Abruzzo. Gli avvocati di parte civile Gabrielli e Guarini, che curano gli interessi degli eredi di Giorgia Di Biase, avevano chiesto al giudice di acquisire la perizia Ctu del processo milanese, nella quale si parla di un eventuale compattamento del manto nevoso a seguito delle scosse, ma che la valanga sarebbe poi avvenuta senza nessuna connessione: per i periti milanesi infatti “è oggettivamente escluso un distacco provocato dal sisma simultaneo alle scosse”. I legali chiedevano che “il giudice tenesse conto di diverse opinioni scientifiche”.
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