Chieti. Tonnellate di sostanze chimiche sono state sversate nel fiume Tirino gia’ dagli anni ’60 del secolo scorso. Addirittura, secondo l’accusa, una tonnellata al giorno. E’ uno dei passaggi che piu’ fa rabbrividire della requisitoria dei pm di Pescara Annarita Mantini e Giuseppe Bellelli al processo in corso in Corte d’Assise a Chieti sulla mega discarica di rifiuti tossici dell’ex Montedison con sito produttivo a Bussi sul Tirino. Gia’ nel 1972 – ha fatto notare l’accusa rendendo nota una lettera inviata dal Comune di Pescara ai vertici della Montedison – si chiedeva di rimuovere in rifiuti interrati nel sito per il concreto pericolo di inquinamento delle falde acquifere dell’acquedotto ‘Giardino’ che forniva acqua potabile a tutta la Val Pescara. Da uno studio, ora agli atti della Corte, condotto dall’Istituto superiore di sanita’, emerge che circa 700 mila persone, almeno sino al 2007, anno in cui la forestale sequestro’ la discarica e mise i sigilli all’acquedotto, sarebbero entrate in contatto con sostanze inquinanti. Alla sbarra, con l’accusa di avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso, ci sono 19 imputati quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison che vengono giudicati con il rito abbreviato. Per decenni la discarica sarebbe stata utilizzata per smaltire illegalmente rifiuti pericolosi, poi permeati nelle falde acquifere, tra cui cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni e metalli pesanti. Intanto, alla luce delle prime indiscrezioni sulla requisitoria – il processo e’ a porte chiuse – Augusto De Sanctis, del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, parla di “notizie sconvolgenti”. “Un’intera valle con due capoluoghi di provincia, Pescara e Chieti – afferma – e’ stata letteralmente massacrata dalla chimica. E’ urgente mettere in campo ogni azione per monitorare tutta la valle e avviare le azioni di disinquinamento”.