Chieti. Da 12 anni e 8 mesi a 4 anni: il massimo e il minimo nelle richieste di pena per 18 dei 19 imputati, fra ex dirigenti ed ex tecnici Montedison, nel processo in Assise a Chieti per le discariche dei veleni scoperte a Bussi sul Tirino. Una la richiesta di assoluzione. Le accuse: avvelenamento di acque e disastro ambientale. Questo al termine delle requisitorie dei pm Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini. Mantini ha definito questo “il più grande disastro abruzzese della storia moderna”. Sulla vicenda della mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino c’è il “terribile sospetto che anche i dati pubblici venivano alterati”. Lo ha detto in aula, dove si è tenuto il processo a porte chiuse, il pm Anna Rita Mantini durante il suo intervento. Il pm nella sua ricostruzione dei fatti ha fatto vedere un appunto interno Montedison del 2001 con scritto “clorurati in falda h2o – obiettivi di bonifica concordati con enti che danno valori residuali superiori a quelli in tabella”. “Sono qui per testimoniare ancora una volta tutto l’interesse ed il coinvolgimento istituzionale dell’Ente Regione ben sapendo che non si tratta di un qualsiasi processo per l’accertamento di una verità qualsiasi. E’ un processo centrale nella vita della Regione Abruzzo e riguarda un bene irripetibile nella vita degli abruzzesi”. E’ il pensiero del presidente della Giunta, Luciano D’Alfonso, esplicitato a margine del processo sulla discarica dei veleni di Bussi che si sta celebrando a Chieti, in Corte d’Assise. “Tornerò di nuovo dopo – ha annunciato D’Alfonso – perchè voglio rendermi conto di quanto ci sia bisogno della vicinanza delle Istituzioni per concorrere all’accertamento della verità. Personalmente, – ha proseguito – ma anche per quello che rappresento come persona giuridica della Regione, mi sento molto coinvolto dal lavoro serissimo di quest’aula di giustizia. Ho già fornito la mia collaborazione nei confronti di quanti rappresentano qui la posizione della Regione”. “La requisitoria dei Pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, al di là di quello che deciderà il collegio giudicante sulle responsabilità personali, rimarrà una pietra miliare per la conoscenza di uno dei peggiori disastri ambientali europei. Attendiamo le conclusioni e le decisioni dei giudici, ma i dati emersi sull’inquinamento sono letteralmente sconvolgenti e impongono solo una cosa: la bonifica totale senza le scorciatoie che qualcuno ancora oggi osa proporre”.
Così il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua, intervenendo sulla requisitoria in corso a Chieri, nell’ambito del processo a porte chiuse in Corte d’Assise sulla megadiscarica dei veleni della Val Pescara.
“Una ricostruzione puntigliosa e dettagliata – dicono gli attivisti – resa possibile anche dal lavoro del Corpo Forestale dello Stato. Documento dopo documento, attraverso la loro proiezione in aula, è andato in scena un vero e proprio dramma ambientale. Emergono fatti incontrovertibili sulla conoscenza da decenni da parte di Montedison della gravissima contaminazione non solo di Bussi ma addirittura dell’intera vallata, mare Adriatico antistante la città di Pescara compreso, per piombo e mercurio”. “La presenza di falde fortemente inquinate da clorurati – aggiungono – era del tutto evidente anche per quanto riguarda i pozzi per l’acquedotto. Gli stessi documenti tenuti rigorosamente riservati della Montedison parlavano fin dal 1993 della preoccupazione per le produzioni agricole e per gli utenti che usavano le falde acquifere”. “Mantini ha parlato di una sistematica falsificazione dei dati, facendo vedere con le slide le tabelle con i dati a confronto. Inoltre – conclude il Forum Acqua – ha adombrato il terribile sospetto, mostrando alcuni documenti, di collusione degli enti pubblici con la Montedison per alterare dati e tranquillizzare”.