Roma. «Non possiamo che riconoscere la grande sensibilità del Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nonché il suo palese impegno verso i temi caldi che riguardano la crisi del nostro sistema sanitario, con la piena consapevolezza che occorre finalmente mettere al centro del progetto i professionisti sanitari e le loro competenze. Bisogna costruire un concreto piano di valorizzazione economica e contrattuale, lavorando con strumenti adeguati per tutelare la loro incolumità psico-fisica. Tutto questo, indiscutibilmente, andrà sempre più a vantaggio della qualità della tutela della salute collettiva.
In tal senso si inserisce il provvedimento dell’arresto in flagranza di reato per chi aggredisce un professionista sanitario nell’esercizio delle sue funzioni, in quelli che dovrebbero essere luoghi di cura e non teatri di violenza. Condividiamo quindi l’iniziativa del Ministro Schillaci di attuare una proficua sinergia con il Ministero della Giustizia, per consentire l’arresto immediato dell’aggressore o l’applicazione della giusta pena entro 48 ore, anche grazie alle telecamere installate negli ospedali.
Un provvedimento che può fare da deterrente per arginare sul nascere le aggressioni, anche se è necessaria una riorganizzazione della presenza dei presidi delle forze dell’ordine 24 ore su 24, in particolare nei pronto soccorsi e nei reparti di emergenza-urgenza».
Con queste parole, il Prof. Foad Aodi, leader e fondatore di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, Umem, Unione Medica Euromediterranea, e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, elogia l’impegno del Ministro Schillaci in un momento delicatissimo per i professionisti sanitari, alle prese, da Nord a Sud, con un’escalation di aggressioni mai vista negli ultimi dieci anni (34 casi di violenza nei 31 giorni di agosto) e con un livello di brutalità senza precedenti.
Si pensi ai calci in pieno volto, ai tentativi di strangolamento, alle mazze da baseball e persino alle minacce con pistole finte. E poi ci sono i raid punitivi in cui gruppi di 50 persone attaccano medici e infermieri. È come se i cittadini, esasperati, avessero perso completamente la fiducia nei professionisti sanitari, trasformandoli in capri espiatori e nemici contro cui sfogare rabbia, paura e angoscia.
«Da sottolineare – continua Aodi – in questa delicata sfida, anche l’enorme impegno della Fnomceo, la Federazione dell’Ordine dei Medici, con cui collaboro dal 2000 nel registro degli esperti. Il Presidente Filippo Anelli ha più volte ribadito che le soluzioni per combattere questa piaga sociale, seppur grave, esistono, a patto che si remi tutti nella stessa direzione.
Noi, come Amsi, Umem e Uniti per Unire, chiediamo che il governo continui ad ascoltare e dialogare con tutti gli attori della sanità: albi professionali, sindacati, associazioni di categoria e anche le associazioni dei pazienti. In una fase cruciale per il nostro sistema sanitario, la risoluzione delle criticità passa soprattutto attraverso la valorizzazione e la tutela dei professionisti sanitari. È essenziale lavorare uniti, compatti, solidali, evitando contrasti e rivalità, nel rispetto dei ruoli.
Un impegno a 360 gradi, con una costante ricerca di dialogo e sinergie, è l’unica strada per affrontare le sfide attuali e future, come la necessità di prevenire scontri tra professionisti e pazienti. La medicina difensiva, ad esempio, va combattuta, poiché mina la serenità del medico ed è spesso frutto di situazioni gonfiate ad arte.
Medici e infermieri non sono nemici da combattere o mostri da sbattere in prima pagina. Ogni giorno si impegnano per la tutela della nostra salute, ed è quindi doveroso che la politica sanitaria li protegga e li metta nelle condizioni migliori per svolgere il loro lavoro. Purtroppo, stiamo pagando il prezzo di una mala cultura e di una disinformazione dannosa, che minaccia la serenità dei professionisti e dei cittadini.
Un medico infelice, insoddisfatto, stressato o aggredito rischia di commettere più errori o di abbandonare la sanità pubblica per la libera professione, se non addirittura di emigrare all’estero, dove retribuzioni e prospettive di carriera sono più dignitose. Non a caso, attraverso i nostri studi e ricerche, supportati da giornalisti di oltre 120 paesi, continuiamo a denunciare la tempesta in cui ci troviamo, convinti che possiamo uscirne solo unendo le forze.
Va fermata anche la discriminazione verso la sanità privata, che conta su professionisti competenti e percorsi di cura fondamentali per il cittadino, come ambulatori, laboratori e ospedali accreditati. Le 95mila strutture private in Italia sono e saranno sempre un punto di riferimento su cui contare.
La sanità italiana deve compattarsi in un unico scudo a difesa della salute dei cittadini. Speriamo che il governo dia ascolto al Ministro Schillaci, che conosce a fondo il valore dei professionisti sanitari».
Così conclude il Prof. Foad Aodi, Presidente Amsi, Movimento Uniti per Unire e UMEM, esperto di salute globale e figura di spicco nel panorama sanitario nazionale e internazionale.