L’Aquila. “Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per il grave episodio avvenuto il 14 agosto 2025 al terminal bus di Collemaggio”, afferma prof. Romano Pesavento, presidente Coordinamento Nazionale Difesa Diritti Umani, “dove un giovane è stato rapinato e brutalmente aggredito da una cosiddetta baby gang”.
“Dietro l’orrore di questo gesto non c’è soltanto la violenza di pochi”, continua Pesavento, “ma il segno di una frattura sociale sempre più profonda. In queste vicende, che si ripetono con inquietante frequenza, si intrecciano povertà educativa, disgregazione familiare, assenza di punti di riferimento, sfiducia nelle istituzioni e marginalità sociale. Giovani che non hanno conosciuto un’educazione alla convivenza civile, privi di strumenti emotivi e cognitivi per gestire la frustrazione e il conflitto, finiscono per vedere nella prevaricazione una forma di affermazione personale”.
“La violenza giovanile non nasce all’improvviso: è il risultato di anni di trascuratezza collettiva, di quartieri abbandonati a sé stessi, di adulti che non sanno o non vogliono più esercitare il proprio ruolo educativo”, seguita il presidente, “di un sistema mediatico che spesso esalta modelli aggressivi e superficiali. L’assenza di alternative sane (culturali, sportive, sociali) lascia ai ragazzi come unico scenario quello della strada, dove la forza e il dominio diventano valute di scambio. In questo contesto, la criminalità organizzata o di quartiere trova terreno fertile, offrendo identità e appartenenza in cambio di violenza e illegalità”.
“Se vogliamo davvero arginare questa deriva, occorre riconoscere che la repressione”, spiega sempre Pesavento, “pur necessaria nei casi più gravi, non è sufficiente. È indispensabile investire seriamente nell’educazione alla legalità, affinché il rispetto delle regole e della dignità altrui non resti un concetto astratto, ma diventi parte integrante del percorso formativo di ogni studente fin dai primi anni di scuola. Questa educazione deve essere costante, concreta e sostenuta da figure preparate, capaci di parlare alle nuove generazioni con linguaggio autentico e vicino alla loro realtà”.
“Parallelamente, il CNDDU lancia un appello urgente alle istituzioni: incrementare in maniera capillare gli sportelli psicologici nelle scuole di ogni ordine e grado”, conclude il presidente, “accessibili non solo agli studenti, ma anche alle famiglie. Solo un sostegno psicologico diffuso può aiutare a intercettare precocemente il disagio, a ricostruire relazioni positive e a spezzare il ciclo della violenza. Episodi come quello di Collemaggio non possono diventare la normalità. Difendere i diritti umani significa anche costruire comunità educanti, in cui ogni ragazzo sia visto come una risorsa e non come una potenziale minaccia. Non basta punire, bisogna prevenire. E prevenire significa educare, ascoltare e prendersi cura, con la stessa fermezza con cui si difende la legge”.