L’Aquila. Risolto l’enigma dei granelli di polvere cosmica, i ‘fossili’ del Sistema solare che sono giunti fino a noi attraverso i meteoriti: la loro anomala composizione chimica, che sembrava in contrasto con la loro origine stellare, è stata finalmente spiegata dall’esperimento Luna, che riproduce il ‘cuore’ delle stelle nei laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) sotto il Gran Sasso. I risultati dello studio sono pubblicati su Nature Astronomy. Le osservazioni astronomiche fatte tramite telescopi a infrarossi indicano che la polvere cosmica viene prodotta nelle stelle (in particolare quelle con massa pari o superiore a circa sei volte quella del nostro Sole) e la loro esplosione a fine vita fa sì che i granelli si disperdano nel cosmo. Le analisi chimiche sulla polvere mostrano però risultati contraddittori, con livelli più bassi dell’atteso per quanto riguarda un raro isotopo dell’ossigeno (ossigeno17).
”Luna ha osservato che la probabilità che si inneschi una reazione di fusione nucleare tra nuclei di idrogeno e ossigeno17 è doppia rispetto a ciò che si pensava”, spiega Paolo Prati, coordinatore dell’esperimento Luna. ”Ciò implica che l’ossigeno17 viene rapidamente distrutto già all’interno delle stelle di origine, e quindi nella polvere cosmica si ritrova solo in bassissime concentrazioni. Ecco perché all’interno dei meteoriti giunti fino noi non si reperisce nelle quantità inizialmente attese: si può così finalmente essere certi che questi fossili celesti sono i testimoni autentici delle fasi convulse di formazione del Sistema solare e della Terra”