Pescara. Il presidente dell’Ordine Agronomi e Forestale di Pescara, dottor Colarossi, ha dichiarato recentemente sui giornali che per salvare la pineta dannunziana di Pescara è necessario togliere i i vincoli di tutela per riportarla al grado di parco pubblico fruibile dalla cittadinanza. Le associazioni ecologiste criticano le affermazioni del presidente Colarossi e ricordano che “la pineta è stata oggetto di studi scientifici seguiti dal professor Pirone, dal professor Damiani e da tantissimi altri esperti in materia di botanica, esperti di alberi che hanno realizzato pubblicazioni scientifiche importanti, università, enti di ricerca ecc.” Istituita con la legge regionale n.36 del 2000 la Riserva Naturale pineta dannunziana va a tutelare l’ultimo lembo dell’antica foresta litoranea di Pini d’Aleppo scampata alla distruzione e al massacro della cementificazione degli ultimi 70 anni. Un polmone verde in cui si possono ancora rintracciare specie rare e in via di estinzione dei boschi litoranei e della macchia mediterranea. Un’area protetta che ha una straordinaria biodiversità ma che purtroppo è degradata dal fortissimo impatto antropico a cui è sottoposta.
“Togliere i vincoli a una riserva naturale regionale di questa importanza significa solo peggiorare le cose”, spiegano le associazioni, “La biodiversità sparirebbe nel giro di pochi anni, trasformando la pineta in semplice parco urbano, uno dei tanti. Per prima cosa è necessario approvare il Piano di Assetto Naturalistico, creare un comitato direttivo della Riserva con un direttore altamente qualificato. Infine è fondamentale un minuzioso restauro paesaggistico con ripristino della vegetazione autoctona della riserva, eliminando il disturbo antropico nelle aree di pregio, multando severamente chi non rispetta l’area protetta, predisponendo un servizio di sorveglianza ed eliminando le specie aliene che hanno invaso interi tratti della Riserva. Per questo motivo”, continuano, “è fondamentale ricostruire l’anima della Riserva e non abolirla. Il dott. Colarossi ha una visione utilitaristica e non naturalistica dei beni ambientali che è al fuori della moderna gestione delle aree protette. In questi luoghi la biodiversità va tutelata in tutte le sue emergenze, dal legno morto fino al grande albero. Ed è fondamentale che il restauro paesaggistico in un’area protetta venga affidato ad esperti e studiosi naturalisti. La Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana ha tanti problemi che vanno risolti con spirito conservazionista e non interventista evitando danni alla biodiversità.” concludono le associazioni. “Inutile diradare gli alberi o aprire sentieri tagliafuoco o ripristinare il parco pubblico. Un’area protetta è un crogiolo di specie rare, di animali interessanti e in via di estinzione, di percorsi ecologici in cui la natura va contemplata, rispettata e studiata.”