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Pezzopane: “Borghi accoglienti non più frazioni abbandonate”, il caso di Sassa

Luna Zuliani di Luna Zuliani
26 Marzo 2022
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L’Aquila. “Il più feroce tradimento delle promesse elettorali, in questi cinque anni di mancata amministrazione, si è consumato a danno dei borghi dell’aquilano, sedotti da una campagna elettorale pervasiva prima e abbandonati poi, per l’assenza di un’idea compiuta di città territorio”. Così la deputata Stefania Pezzopane sulla problematica della città territorio e dell’abbandono delle cosiddette frazioni, da rinominare come borghi.

“Borghi sì, e non frazioni; le parole sono importanti e ritengo la parola frazione ingenerosa: spersonalizza, toglie identità. Borghi sì, ricchi di storia e tradizioni, e come tali andranno ricostruiti e vissuti individuando una vocazione capace di valorizzarli pienamente. E’ nei borghi che, oggi, si misura la distanza tra la propaganda e la realtà, tra la pianificazione mancata e l’urgenza di realizzare, o al massimo annunciare, interventi spot che possano restituire il senso di un’azione politica drammaticamente mancata”.

“Si pensi al borgo di Sassa”, prosegue la deputata. “Nei giorni scorsi, il segretario cittadino di uno dei partiti di maggioranza ha esultato, a mezzo stampa, per l’approvazione in Giunta del progetto di riqualificazione della ex scuola media resa inagibile dal sisma del 2009; l’ennesimo progetto che verrà, finanziato con i fondi del Pnrr strappati in Europa dal governo giallo-rosso con il voto contrario del partito di Biondi e Marsilio. L’ennesimo tassello, si è scritto, di un percorso quinquennale di opere già realizzate. Questa la propaganda; poi c’è la realtà, però: una realtà che racconta altro. Nel borgo di Sassa non c’è un luogo pubblico aperto e fruibile; da anni, i residenti chiedono la demolizione della ex scuola media col recupero del corpo palestra, lì accanto, e dell’area verde tutt’intorno, così da dare forma ad una vera e propria ‘piazza’ pubblica. In cinque anni, si è riusciti soltanto a realizzare un piccolissimo parco giochi, un’altalena e uno scivolo, accanto alla struttura inagibile che ospitava le studentesse e gli studenti. E mentre si annunciano progetti faraonici da milioni di euro, la realtà è che quel piccolo parco giochi è chiuso, ancora in attesa di essere inaugurato; si starà attendendo la giornata propizia per un taglio del nastro a favore di telecamere.

L’altro parco giochi del borgo, innanzi al muspino del Rodari, realizzato da un privato e donato al Comune è stato, invece, smantellato; preso atto delle denunce dei genitori che avevano messo in evidenza come le strutture destinate ai bambini non fossero in sicurezza, l’amministrazione ha pensato bene di chiuderlo per mesi, piuttosto che riqualificarlo, di smontare i giochi e poi di riaprirlo. Praticamente vuoto. A Sassa, oggi, non c’è un parco giochi per bambini. Sta qui la distanza tra propaganda e realtà. Potrebbero sembrare questioni futili: al contrario, fanno la differenza nel restituire vivibilità ad un borgo. E se non si riescono a realizzare interventi di ordinaria amministrazione, figurarsi le opere strategiche: in cinque anni, non si è stati capaci neanche di installare un semaforo alla strettoia dell’abitato, pure promesso in diverse occasioni, e la variante resta ancora su carta, col mancato coinvolgimento della popolazione cui si vorrebbe imporre un progetto vecchio di anni pur di mettere una pezza all’inerzia. Così come resta su carta il progetto del nuovo polo scolastico. Figurarsi se si è prestata la dovuta attenzione alle proposte della comunità, e del circolo Pd in prima linea, capace d’immaginare progetti di riqualificazione urbanistica innovativi, dalla variante da progettare come una vera e propria strada di quartiere, con micro-circolatori sui vecchi tracciati tratturali collegati al torrente da percorsi ciclopedonali, al parco urbano lungo il percorso fluviale. Per ora, ci si dovrà accontentare dell’inaugurazione del piccolo parco giochi, a ridosso delle elezioni viene da pensare, allestito in mezzo all’abbandono e all’incuria. L’immagine più eloquente di un fallimento amministrativo”, conclude la Pezzopane.

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