Pescara. Sembrava una di quelle notti in cui la tensione si taglia con il fiato, e il tempo rallenta fino quasi a fermarsi. E invece, sotto il cielo tiepido di giugno, si è compiuto un sogno. Il Pescara è tornato in Serie B. Ma non è stato un ritorno semplice, né scontato. È stato un ritorno sudato, lottato, graffiato con le unghie e strappato al destino. Un ritorno firmato, nel nome e nel cuore, da un uomo solo: Alessandro Plizzari.
Lo Stadio Adriatico era già carico a metà pomeriggio. Gli spalti brulicavano di voci, sciarpe, speranze. Oltre 19.000 cuori pronti a battere all’unisono. In mezzo a loro, anche 750 ternani, giunti fin lì per provare a rovinare la festa. In campo, Pescara e Ternana si giocavano tutto: orgoglio, futuro, e quel biglietto per tornare a respirare aria di cadetteria.
La gara d’andata, a Terni, aveva visto trionfare il Pescara grazie a un gol di Letizia al 57′ e all’espulsione lampo di Vallocchia che aveva spianato la strada agli abruzzesi. Ma il ritorno prometteva tempesta.
E la tempesta è arrivata al 62′, quando Dagasso ha lasciato i suoi in dieci. Un rosso diretto che ha trasformato il campo in un campo minato. La Ternana, fino a quel momento imprecisa e contenuta, ha rialzato la testa e il baricentro. E al 76′ è arrivato il gol: Kees de Boer, con freddezza e coraggio, ha rimesso tutto in discussione.
Il tempo si è spezzato in mille frammenti. Il pubblico ha trattenuto il respiro. E nei supplementari, con le gambe che tremavano e i muscoli che imploravano pietà, solo uno sembrava non voler cedere: Plizzari.
Volava. Parava. Urlava ai suoi. Non un portiere, ma un baluardo. Un’anima in missione. La Ternana ha spinto ancora, ma non è bastato.
Poi, la crudele, affascinante lotteria dei rigori.
Tonin: gol.
Ferrante: parato.
Poluzzi: gol.
Millico: gol.
Kraja: parato.
Casasola: parato.
De Marco: gol.
Donnarumma: parato.
Tre su quattro neutralizzati. Un uomo solo davanti a una città intera. Plizzari, il portiere con la mano santa e il cuore d’acciaio. Quando ha respinto l’ultimo tiro, lo stadio è esploso. Fumogeni azzurri, abbracci tra sconosciuti, lacrime, inni e bandiere al vento. Un’onda di gioia che ha travolto tutto.
Marco Marsilio, presidente della Regione, ha commentato con entusiasmo:
“Una vittoria sofferta, ma meritatissima. Una festa per l’Abruzzo. Il Pescara saprà portare in alto il nome della nostra terra. Complimenti alla squadra, alla società e a tutti i tifosi. Questo è solo l’inizio.”
E mentre i ragazzi di Baldini festeggiavano in mezzo al campo, tra selfie e cori, Plizzari si è inginocchiato, da solo, al centro della sua area. Il volto tra le mani, gli occhi pieni di gratitudine. Perché certe notti non si dimenticano. Si custodiscono, come reliquie.
E questa, per Pescara, è stata una di quelle.