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Pescara, intimidazione a Pettinari e Di Pillo durante diretta nel “fortino della droga”

Giorgia Agostini di Giorgia Agostini
1 Novembre 2025
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Pescara. “Ieri, 31 ottobre 2025, intorno alle ore 16.55, io e il collega Massimiliano Di Pillo ci siamo recati presso il civico 229 in via Tavo a Pescara, per fare un ennesimo sopralluogo presso un palazzo popolare che da mesi è diventato un vero e proprio “fortino della droga”, con tanto di vedette, spacciatori e centinaia di acquirenti che vengono da tutte le parti della regione.” — afferma Pettinari.

“Mentre stazionavamo davanti all’ingresso posteriore del palazzo, impegnati a fare una diretta Facebook di denuncia, a bordo della mia autovettura, venivamo improvvisamente affiancati da una macchina di colore nero dalla quale scendevano due uomini, apparentemente di etnia rom, ed uno, in particolare, portandosi verso la portiera dal guidatore dove ero seduto, ci chiedeva con insistenza di uscire dalla macchina per parlare, con tono alterato ed aggressivo.” — prosegue Pettinari.

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“Io e il collega Di Pillo, rimanendo chiusi a chiave in macchina, abbiamo cercato di prendere tempo rispondendo che saremmo scesi dopo 5 minuti; contestualmente contattavamo il numero di emergenza della questura di Pescara per chiedere un intervento. I due uomini rimasero sul posto per oltre dieci minuti, chiedendoci a più riprese di scendere dalla macchina e di “non chiamare i rinforzi” ma, dopo aver sentito il suono delle sirene, sono andati via.” — sottolinea Pettinari.

“Questo caso dimostra, nella sua drammaticità, cosa significa vivere nei quartieri a rischio delle nostre periferie. Non è il primo e non sarà l’ultimo episodio sgradevole che mi capita: negli anni sono stato spesso minacciato di morte, aggredito, mi sono entrati in casa incappucciati… Insomma, me ne hanno fatte di tutti i colori per cercare di fermare le mie attività di lotta alla criminalità locale.” — osserva Pettinari.

“Ho subìto senza mai fermarmi e senza mai voltarmi dall’altra parte. Ringrazio sentitamente le forze dell’ordine che, negli anni, su iniziativa del Prefetto, hanno attivato un servizio di tutela verso la mia persona che sicuramente ha garantito la mia incolumità e ha evitato che potesse accadermi il peggio.” — afferma Pettinari.

“Ma rimane un grande problema: vivere in questi quartieri, per la gente perbene, significa vivere in un inferno fatto di soprusi, angherie, colpi bassi, minacce e aggressioni. Nessuno può permettersi di alterare un “equilibrio” imposto dalla malavita; se cerchi di spezzare questo equilibrio, come spesso facciamo noi, vieni immediatamente individuato, accerchiato e intimidito.” — prosegue Pettinari.

“Il caso di ieri ci fornisce la rappresentazione plastica di come, in un certo posto della città, non si sia nemmeno liberi di stazionare in macchina e di osservare, perché i signorotti della malavita locale si sentono disturbati nei loro loschi affari. E allora cercano in tutti i modi di allontanarti.” — dichiara Pettinari.

“Naturalmente è facile immaginare che chiunque, dopo una spiacevole esperienza del genere, eviti in futuro di passare da quelle parti e, soprattutto, di fermarsi davanti a quelli che noi definiamo fortini della droga. In questo modo non ci saranno occhi indiscreti a “fotografare” l’inferno che i residenti sono costretti a vivere e il famoso “equilibrio” non si rompe.” — prosegue Pettinari.

“Invece noi no. Noi abbiamo scelto di starci. Di non mollare. Di tornare sistematicamente in questi posti ad accendere forte i fari della legalità, perché la gente onesta deve riprendere il controllo di queste aree della nostra terra.” — dichiara Pettinari.

“Non possiamo consentire alla malavita di vincere, costringendo la gente perbene ad abbassare la testa. È nostro dovere civico, morale, etico e istituzionale continuare a combattere la criminalità per rispedire al mittente i messaggi intimidatori e far capire loro che noi non abbasseremo mai la testa per le tante persone perbene che in questi posti vivono, crescono i loro figli e mandano avanti la nostra terra.” — conclude Pettinari.

“Il messaggio che oggi, assieme al collega Di Pillo, vogliamo lanciare, dopo aver subito questo ennesimo episodio dal sapore intimidatorio, è questo: noi non abbiamo paura; i criminali devono aver paura dello Stato, perché questa terra appartiene alla gente perbene e non alla malavita.” — conclude Pettinari.

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