Pescara. Come noto, la Confcommercio e la Confesercenti di Pescara hanno più volte lamentato le pesanti conseguenze che l’eventuale chiusura al traffico di Corso Vittorio Emanuele avrebbe comportato sulle attività situate sia direttamente sull’arteria che nelle strade limitrofe. Ciononostante, l’Amministrazione ha comunque imposto il definitivo blocco della circolazione che, insieme al cantieramento della superficie per i lavori che si protrarranno – salvo imprevisti – fino al mese di maggio, comporterà la difficoltà – o per meglio dire – l’impossibilità di accesso agli esercizi commerciali, con tutti gli immaginabili risvolti in termini di perdita di clientela e di fatturato. Appare infatti palese che i marciapiedi dissestati, le strade chiuse, la presenza costante e continuata di transenne, costituiscono uno scenario che evoca più un senso di degrado che un invito allo shopping. Vista la situazione, che si aggiunge al drammatico momento di crisi che già ha messo in ginocchio centinaia di attività, Confcommercio e Confesercenti, in una nota inviata al Presidente della Giunta Regionale, al Presidente della Provincia, al Prefetto e al Sindaco di Pescara, all’Agenzia delle Entrate, a Equitalia e a tutti i Parlamentari abruzzesi, si sono appellate al senso di responsabilità di Autorità ed Enti chiedendo di sostenere le imprese attraverso la sospensione dei pagamenti di tasse e imposte alle quali le stesse sono soggette. Crediamo si possa condividere l’ipotesi che, in mancanza della obiettiva possibilità di accogliere la clientela, con la conseguente drammatica diminuzione degli incassi, per la stragrande maggioranza delle attività sarà impossibile onorare i propri impegni tributari senza rischiarne o addirittura decretarne la definitiva chiusura. La sospensione dei versamenti previsti dalla normativa fiscale potrebbe dare l’opportunità alle nostre imprese di poter quantomeno restare sul mercato, in attesa che venga ripristinata la normalità e con essa l’auspicato ritorno di una redditività che nelle attuali condizioni non è in grado di garantire neanche la sopravvivenza degli operatori e dei loro dipendenti e famiglie. Le due organizzazioni confidano nella sensibilità verso una problematica di cui ritengono si intuiscano i risvolti non solo economici ma anche sociali.