“Si può rimanere fedeli alla tradizione pur rinnovando le modalità con cui essa si trasmette alle generazioni future”, con queste parole il consigliere Vito Colonna prende posizione a favore del ruolo della Dama della Bolla all’interno del corteo storico della Perdonanza celestiniana. “La manifestazione che si svolge all’Aquila da più di 700 anni dall’indiscutibile interesse storico ed antropologico”, ha affermato Colonna, “è stata e continua ancora oggi ad essere un elemento fondativo della comunità, non solo aquilana, ma dell’intera società abruzzese. E’ vero, la Dama non è mai vissuta realmente, è stata introdotta solo da pochi decenni, ciò nonostante è divenuta simbolo della città, una figura sospesa tra storia e fantasia certamente, ma in grado di coniugare perfettamente il valore della tradizione con quello del rinnovato ruolo della donna nella società, una alterazione dell’ortodossia storica del tutto accettabile e non pacchiana”.
“Abolire tale figura, se da una parte renderebbe il corteo storico illogicamente più corretto, dall’altra spaccherebbe di fatto le anime che hanno mantenuta fin qui viva la fiamma della tradizione. Non dimentichiamo che la figura della Dama fa parte del protocollo del corteo storico, un elemento da non sottovalutare se si considera che esso è inserito nell’iter per il riconoscimento, da parte dell’Unesco, della Perdonanza Celestiniana quale bene culturale immateriale patrimonio dell’umanità. Sconfessare quel protocollo significherebbe abbandonare ogni futura speranza di riconoscimento, con tutte le conseguenze negative per il territorio e la città. Sono convinto che il sindaco Biondi saprà dare prova di grande saggezza, nessuno dovrà stupirsi se alla preziosa opera svolta dal Comitato Scientifico per la Perdonanza possa essere affiancata l’esperienza di chi la Perdonanza la vive e la interpreta da anni”.
“Riconosco nella Perdonanza”, ha concluso Colonna, “un messaggio che va oltre gli aspetti legati alla sfera della semplice religiosità. Il suo è un richiamo diretto e concreto a quell’intimo e molto spesso inconfessabile desiderio dell’uomo di riconciliarsi con il suo prossimo, un anelito di speranza che diviene volontà di ricomporre i conflitti tra singole persone, tra opposte fazioni e intere comunità. Percorriamo insieme la strada della riconciliazione e andiamo avanti”.