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Per essere ancora papà, il progetto del Popolo della Famiglia di Teramo a sostegno dei padri separati e divorziati

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
5 Giugno 2018
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Teramo. Il Popolo della Famiglia di Teramo è sempre più vicino alla condizione dei padri separati e divorziati, come si legge in uno dei punti chiave del proprio programma elettorale, che lancia il progetto “Per essere ancora papà”, nato da una nuova emergenza sociale, ossia lo stato di indigenza in cui tanti uomini finiscono al momento della separazione.  “Istituzione di una casa per padri separati e divorziati, in aiuto dei padri che vivono una situazione di disagio economico e psicologico a causa della separazione. Un luogo dove ricostruire la propria autonomia economica e sociale, migliorando la propria condizione ed il rapporto con i figli”.

 

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La casa accoglierebbe padri rimasti senza una abitazione in seguito alla separazione o al divorzio: una nuova e sempre più pressante forma di povertà che Teramo sta affrontando  sul proprio territorio. “Questa non vuole essere una mera erogazione di servizi, e non si tratta solo di dare una stanza a uomini in difficoltà”, si legge nel programma, “ma di offrire un percorso umano e spirituale,  grazie al quale i padri riacquistano autonomia e indipendenza perdute e soprattutto la fiducia in loro stessi. A Teramo, molti padri separati sono diventati ufficialmente i nuovi poveri,  e il loro numero  cresce costantemente. Molti  arrivano a dormire in auto, sugli autobus, nei treni in sosta e  perfino nei pollai. Alcuni smettono di incontrare i figli, vergognandosi di farsi vedere  in condizioni precarie, senza nemmeno i soldi per un gelato.  A volte persino i professionisti sono costretti a smettere di lavorare, a causa del blocco  della partita Iva imposto dai giudici. Non solo lavoratori con redditi bassi, ma anche persone  con redditi elevati che vengono tuttavia prosciugati dalle sentenze dei tribunali. Tanti pensano anche al suicidio. Una popolazione di uomini, di età media di 48 anni,  costretti a ripartire da zero, spesso senza alcuna risorsa disponibile. E chi subisce il blocco della partita Iva difficilmente riesce a trovare un nuovo lavoro.   Una Casa di temporanea accoglienza, risolverebbe diverse problematiche:  avere un tetto, un letto, del cibo, continuare ad avere un luogo dove incontrare i figli,   riconquistare  autonomia e autostima, trovare un lavoro, riprendere in mano la propria vita,  e curare le ferite psicologiche e traumatiche profonde che spesso le situazioni di crisi  causano ai padri che, separati dai figli, sono impossibilitati, a svolgere il loro fondamentale  ruolo educativo, sia per gli attuali orientamenti restrittivi della giurisprudenza,  sia per una serie di discriminazioni e di violazioni di legge”. @AntenucciGiulia 

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