Ovindoli. “Silvio era passione, anima e musica, tanta musica”. Alla fine quello che era Silvio Di Giulio ci sta davvero in quelle poche e semplici parole del suo amico Simone Albertazzi, che per tutta la serata hanno accompagnato un concerto che è stato un tributo a lui ma anche a due genitori, Tony e Marta, che ancora una volta hanno riaccolto e riabbracciato quei ragazzi amici del figlio morto prematuramente per una malattia al sangue, lo scorso novembre.
Forse accade davvero questo: quando se ne va una persona così piena di vita che tanto ha dato al suo territorio e che tanto avrebbe avuto ancora da dare, è difficile che un’essenza così speciale vada persa per sempre. E allora eccola lì tutta quella grinta e quell’allegria che quel giovane di Santa Jona ha portato negli anni in ogni angolo del mondo che ha visitato. Eccola esplodere sul palco dell’Auditorium di Celano, dove tutti gli amici musicisti, accompagnati dalla conduzione di un impeccabile Luca Di Nicola, che è riuscito a stemperare anche i momenti più difficili, si sono esibiti.
Con canti, balli, suonando tutti gli strumenti musicali che Di Giulio sapeva suonare. La sua immagine gigante per tutto il tempo sullo sfondo, a ricordare che le cose belle si possono fare anche negli angoli più piccoli e remoti dell’entroterra abruzzese, tra i monti, dove in tanti non ci vogliono nemmeno più stare ma dove invece si custodiscono i sentimenti e le emozioni più vere, più autentiche.
Grazie al supporto di un’inseparabile tribù amici, Tony e Marta hanno dato vita a una fondazione, che ora porta il nome del loro unico figlio, musicista, trainer, project manager, giornalista.
Un fotografo, un motociclista… Un viaggiatore, un sognatore.
L’obiettivo è quello di raccogliere fondi e di dare voce ai giovani, attraverso un contest musicale, che andrà in scena a fine giugno, quando Silvio avrebbe compiuto 40 anni. Per poi concludersi a fine agosto. Quando la piccola frazione di Ovindoli, terra d’origine di Di Giulio, si popolerà di tanti turisti, che amano l’Abruzzo, che insieme agli amici di Silvio, impareranno ad apprezzare la forza e il coraggio di giovani appassionati che resistono.
Ma non solo. Perché mamma Marta e papà di Silvio sono di quei genitori che insegnano che le cose vanno chiamate con il proprio nome e che nella vita è necessario vivere con onestà intellettuale e uniti da sentimenti buoni, di amicizia e di condivisione. E allora la fondazione ha anche lo scopo di raccogliere fondi per le famiglie che si ritrovano a combattere contro la malattia che si è portata via il figlio, la aplasia midollare.
Loro, che per mesi si sono dovuti trasferire a Pescara per stare vicino al loro ragazzo, ricoverato in ospedale, hanno pensato che chi si ritrova come loro non sempre riceve tutto l’aiuto necessario, che spesso anche in termini economici è tutto difficile da affrontare.
E poi un sogno. Uno di quelli che Silvio si sarebbe chiuso nella valigia per mostrarlo in giro sulla sua moto, da tutte le parti. Fare della sua casa un piccolo “museo” per accogliere giovani musicisti che come lui amano viaggiare e conoscere quello che di bello ha da offrire la vita.
Quella da vivere con il vento tra i capelli, tra le onde del mare, sulle vette delle montagne, tra i sentieri che vale sempre la pena percorrere, nonostante tutto. Esattamente così come chiedono ancora di fare a tutti i giovani, i suoi genitori, Marta e Tony.