L’Aquila. “Vasto perde anche la risonanza magnetica, dopo la cucina e l’angiografo e resta preda di una governance della sanità che al posto di creare sinergie con il territorio infligge fratture e ferite, rompendo il dialogo con l’importante strumento di condivisione delle scelte qual è il Comitato ristretto dei sindaci, che ha bocciato un piano da 15 milioni di tagli camuffati addirittura da investimenti e presentato dalla Asl di Lanciano-Chieti-Vasto, pur non avendo né gambe, né braccia, né legittimità per camminare da solo”, così il capogruppo PD Silvio Paolucci.
“Incredibile anche la risposta del manager, che stizzito dai dubbi sul piano sollevati dai sindaci, si è detto pronto a stornarne il valore dal budget previsto dalla sua azione – entra nel vivo Paolucci – Un piano che penalizza e non rilancia Vasto, perché prevede tagli al laboratorio analisi e del trasfusionale a Vasto e Lanciano, dopo aver disposto il taglio di personale anche alle ambulanze medicalizzate alle zone interne. E’ facile dirigere così: basta fare apparire come investimenti i tagli appena fatti. Il tutto nel più assoluto e sconcertante silenzio della Giunta Marsilio, di cui il piano, malgrado incredibilmente sia nato al di fuori da atti dell’esecutivo, è comunque espressione, viste le sforbiciate fatte nel documento programmatico sulla sanità, dov’è persino scomparsa la programmazione dei nuovi ospedali. Pensasse a far quadrare i conti senza sottrarre servizi all’utenza il direttore, al posto di alzare la cresta su twitter e prendersela con chi amministra diversamente da lui, ascoltasse i sindaci e condividesse le scelte, come deve fare il dirigente di un comparto sensibile qual è quello della sanità, dove conta più l’autorevolezza che l’autorità. E poiché dichiara sempre di saperla più degli altri, sa bene che non può non procedere alla nomina del direttore sanitario e che i suoi atti rischiano di essere illegittimi. E se poi non nomina il direttore sanitario per questioni politiche, rischia di passare per quello che fa il forte coi deboli (ovvero con chi non ha potere sulla programmazione sanitaria) e debole con i forti, cioè forse quella politica che non mette in condizione il manager di procedere alla nomina del direttore sanitario”.