L’Aquila. “Centinaia di associazioni sportive abruzzesi sono oggi letteralmente beffate dalla gestione della destra di Marsilio. A chi fa attività sportiva ogni giorno, educa i giovani, sostiene l’inclusione e rispetta le regole, vengono riconosciute poche decine di euro di contributi, quando va bene. Questo attraverso la legge regionale sullo sport che ho proposto e fatto approvare nel 2018, quando ero assessore allo Sport e al Bilancio nel governo di centrosinistra, nata per dare regole chiare, criteri oggettivi e pari opportunità a tutte le associazioni sportive. Ed è ciò che ha funzionato finché abbiamo governato. Oggi, invece alcune realtà si ritrovano anche con 5 euro complessivi di stanziamento, a meno che, ovviamente, non si rientri nella cerchia delle associazioni “amiche”, quelle che beneficiano della distribuzione discrezionale di un’altra caratura di fondi attraverso, però, le leggi omnibus. Non è possibile che questa disparità permanga”, la forte denuncia del consigliere regionale e capogruppo PD in Consiglio Silvio Paolucci riguardo la gestione dei fondi delle associazioni sportive.
“La L.R. 2/2018 – Legge organica in materia di sport ed impiantistica sportiva rappresenta, o dovrebbe rappresentare, lo strumento principale per finanziare lo sport in Abruzzo. Una legge che prevede bandi pubblici, graduatorie, punteggi basati sul merito sportivo, sulla storicità delle associazioni, sull’attività giovanile e sull’inclusione sociale” spiega Paolucci.
“Eppure, per il 2025, la giunta di centrodestra ha rifinanziato questa legge con appena 244.000 euro per l’intera regione: una cifra irrisoria, se pensiamo che le associazioni che promuovono e fanno attività sono migliaia e che finisce con lo svilire la norma esistente e anche funzionante, trasformandola in una scatola vuota, se rapportata al numero di ASD e società sportive abruzzesi che partecipano ai bandi e che si è vista arrivare cifre che raramente superano i 350 euro. Quale campionato, torneo o evento si possono fare con 100 euro? E quale attività si può proporre, seguendo i crismi della sicurezza e della competenza, se una realtà che accoglie decine e decine di utenti all’anno si ritrova con un contributo pubblico ridicolo?
Finanziare questa legge con un importo che alcuni casi è stato la soluzione unica andata ad associazioni vicine, è una presa in giro, anzi, una pesante mancanza di rispetto verso il mondo dello sport. Non possono essere le leggi omnibus la regola, i milioni di euro stanziati sotto forma di contributi discrezionali, inseriti spesso nottetempo nella legge di bilancio, con maxi-emendamenti e continui aggiustamenti, senza criteri chiari e senza alcuna procedura competitiva sono fondi pubblici, di cui tutti hanno diritto e attualmente sono la norma, non solo per lo sport, come abbiamo imparato e denunciato in questi anni di governo Marsilio.
Il meccanismo che va in onda è semplice e gravissimo: il governo regionale dispone di un plafond discrezionale, senza bando, senza graduatoria e spesso senza una reale verifica dell’utilità sociale dei progetti finanziati. I fondi vengono assegnati per segnalazione politica, e l’associazione sa perfettamente quale consigliere ringraziare.
Questo sistema produce due ingiustizie evidenti. Da un lato, le associazioni virtuose rispettano le regole, preparano la documentazione, partecipano ai bandi della L.R. 2/2018 e, se va bene, ottengono briciole, perché il fondo è stato ridotto a 244.000 euro. Dall’altro, associazioni “amiche”, che spesso non avrebbero nemmeno i requisiti per vincere un bando ordinario, ricevono contributi diretti e più consistenti tramite la legge mancia, solo grazie a un rapporto politico diretto.
I numeri parlano chiaro: a fronte di contributi di 5 o 6 euro destinati ad associazioni strutturate e meritevoli, si contrappongono finanziamenti da 10.000 euro assegnati in modo discrezionale. Società sportive che competono a livello nazionale passano da contributi di 8.000 euro a 15 euro, mentre associazioni dilettantistiche di respiro esclusivamente locale ricevono migliaia di euro fuori da ogni criterio di merito. Questa non è politica sportiva – conclude Paolucci – ma uso distorto delle risorse pubbliche. Applicare la legge ordinaria significa garantire pari dignità a tutti, premiare chi lavora seriamente e restituire credibilità alle istituzioni. È quello che abbiamo fatto quando governavamo. Ed è ciò che oggi il centrodestra sta scientemente smantellando”.


