L’Aquila. “Il contrasto alle infiltrazioni mafiose era una nuova sfida che Giampaolo Pace ha accolto con senso pieno del dovere, malgrado le risorse umane e materiali a L’Aquila non siano quantitativamente paragonabili a quelle disponibili in altri territori d’Italia”. Così, in un comunicato, la Procura della Repubblica dell’Aquila ricorda il maresciallo dei carabinieri Giampaolo Pace in forza all’Aquila, vittima del terremoto del 24 agosto 2016 ad Accumoli (Rieti). Una nota che non a caso coincide con l’operazione “Caronte” sul caporalato, scattata oggi, condotta dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila con le indagini portate avanti dai carabinieri, tra i quali il compianto maresciallo il cui contributo è stato definito “decisivo”. “I risultati di questi giorni sono in gran parte frutto del suo lavoro. Eravamo a pochi giorni dal 24 agosto. Solo pochi giorni. Breve periodo estivo che Giampaolo viveva con i suoi cari. Pensavamo che dopo il 6 aprile 2009 le grandi tragedie fossero ormai alle spalle si legge ancora nella nota Ci saremmo rivisti a fine agosto. Avremmo dovuto raccogliere insieme i frutti del difficile lavoro. Avremmo dovuto pianificare nuove sfide, in questa terra scossa dalla Natura impietosa, ma anche da tante azioni umane. Ad Accumoli il 24 agosto 2016 Giampaolo Pace ha terminato il suo cammino di vita. A noi non resta che ringraziarlo, con profonda commozione, per il suo lavoro e per il suo insegnamento. Consapevoli che al nostro grazie, da lassù, la sua risposta sarà un sorriso”.
La Procura ha inteso ringraziare Pace, ma anche l’Arma dei Carabinieri: “Anche se gli uomini a disposizione del Nucleo Investigativo dell’Arma aquilana non sono numericamente pari ad altri reparti di diverse zone geografiche, anche se i ritmi e gli obiettivi investigativi divenivano elevatissimi, pur se continue erano le sollecitazioni dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila con cui gli uomini dell’Arma lavoravano fianco a fianco, nonostante la difficoltà di penetrare in un sistema criminale omertoso diretto allo sfruttamento dei lavoratori, la risposta di Giampaolo era semplicemente una: servire l’Arma dei carabinieri e le Istituzioni della Repubblica. E così, in piena estate 2016, alle soglie delle ferie estive, quando si pensava di aver ormai terminato l’estenuante indagine, durante un ennesimo summit in Procura a L’Aquila con i magistrati David Mancini e Roberta D’Avolio, al Maresciallo Pace e ai suoi colleghi venne richiesto di effettuare un ulteriore e determinante approfondimento investigativo; ancora una volta tutto si risolse in un sorriso amichevole e in una stretta di mano. Il lavoro venne portato a compimento nel migliore dei modi”.