Roma. Nel corso dell’ultima udienza di appello relativa al delitto di Serena Mollicone, la giovane uccisa ad Arce nel giugno 2001, è stata ascoltata Laura Ricci, all’epoca dei fatti fidanzata di Marco Mottola. Quest’ultimo è imputato insieme al padre, il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, già comandante della stazione di Arce e alla moglie Annamaria, accusati di concorso in omicidio insieme al carabiniere Vincenzo Quatrale. Un altro carabiniere, Francesco Suprano, è accusato di favoreggiamento. Tutti assolti in primo grado.
La deposizione di Laura Ricci, a parere di Fanpage, sembrerebbe smentire l’alibi dell’imputato. Ecco quanto ha dichiarato la teste: “Ricordo di avere ricevuto una telefonata di Marco Mottola che mi disse che era stato interrogato dagli inquirenti che gli chiesero dove si trovasse il 1° giugno del 2001 e se fosse andato in un determinato bar”. ‘Ho detto che non mi ricordavo e che certamente se sono stato in quel bar l’unica persona con cui potevo stare eri tu’. E infine concluse con ‘sicuramente chiameranno anche te.’ Ma io in quel bar non ci sono mai stata.”
“All’epoca avevo 17 anni”, ha aggiunto, “mi ero fatta una certa idea, ma poi più tardi ho rivalutato le mie opinioni, ho pensato di essere stata usata e strumentalizzata da lui.”
“Ricordo Marco Mottola, con cui sono stata insieme nel 2002, quasi un anno dopo l’omicidio di Serena, come un ragazzo che si lasciava scivolare tutto addosso e quasi incapace di reagire violentemente anche alle provocazioni”, soggiunge. “Secondo me non era capace di uccidere. L’unica volta che lo vidi preoccupato e dispiaciuto fu quando con la famiglia andarono via da Arce.”
Ha definito l’ex fidanzato un “ragazzo normale”, “non forte dal punto di vista fisico”, privo di un “carattere forte”.
“Quando cominciarono a girare voci su di lui che lo collegavano al delitto ricordo che stava male. Ho sempre pensato che se mai avesse potuto fare una cosa del genere si sarebbe fatto aiutare da altri”, ha aggiunto Ricci.
Prossima udienza, il 16 maggio. Sarà ascoltato, insieme ad altri tre testimoni, Carmine Belli, il carrozziere accusato nel 2003 dell’omicidio di Serena e in seguito assolto in via definitiva. Mariapia Fraioli, la nipote di Belli, già ascoltata nel procedimento di appello in corso, ha dichiarato: “Quando rientrai a casa nel primo pomeriggio del 2 giugno (il giorno dopo la scomparsa di Serena Mollicone, ndr) trovai mio zio Carmine Belli: gli chiesi ‘hai saputo chi è scomparsa?’ Lui disse di no. Allora gli feci vedere un volantino con la foto di Serena che avevamo per le ricerche. Lui mi disse che l’aveva vista venerdì mattina litigare davanti al bar Chioppetelle con un ragazzo biondino e che lei piangeva. Disse ‘è proprio lei’. Per questo lo invitai ad andare in caserma per dire che l’aveva vista. Disse che Serena aveva pantaloni neri e una maglietta rossa. Del ragazzo disse che era biondino e alto quanto Serena.”