Roma. Ascoltato, nel corso della più recente udienza di appello per il delitto di Serena Mollicone, uccisa ad Arce il primo giugno 2001, l’ex generale del Ris, Luciano Garofano. Imputati, Franco, Marco e Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale (per istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi) e Francesco Suprano (per favoreggiamento), tutti assolti dalla Corte d’Assise di Cassino il 15 luglio 2022.
Garofano ha partecipato in qualità di consulente della famiglia Mollicone: del papà Guglielmo, deceduto nel 2020, dello zio Antonio e della sorella Consuelo.
Il secondo grado di giudizio, in corso dinanzi alla prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta da Vincenzo Capozza, vede nuovamente la contrapposizione tra gli esperti delle parti. Sentiti in aula due consulenti delle parti civili e uno della difesa.
Secondo l’ex comandante del Ris, vi sarebbe “convergenza” sulle indagini svolte. Alla base della consulenza del generale e della dottoressa Laura Volpini, un modello statistico basato sulla teoria bayesiana o teorema delle probabilità delle cause. Secondo tale prospettiva interpretativa, risulterebbe: certo al 99 per cento che la 18enne sia entrata nella casera di Arce; che al 98 per cento sia stata aggredita in loco; che al 94,94 per cento la testa della ragazza abbia impattato contro la porta individuata dagli inquirenti come arma del delitto.
Gli elementi da tenere presenti ai fini della ricostruzione dei fatti, secondo Garofano, sono i seguenti: 1) la testimonianza del brigadiere Tuzi, che ha riferito di aver visto Serena entrare nella caserma la mattina del 1 giugno; 2) la tipologia di porta e l’impatto della testa della vittima, ricostruito in 3d; 3) la morfologia delle lesioni riscontrate sul volto della vittima; 4) l’esame merceologico effettuato sul legno e i microframmenti di legno presenti tra i capelli della giovane; 5) l’ossidazione e la ruggine su un frammento di vernice, identica a quella della caldaia in prossimità della porta.
“I tanti consulenti settoriali ascoltati in primo e secondo grado (medici legali, biologi, ingegneri, ndr) parlano giustamente ognuno del quesito a loro affidato in base alle proprie competenze”, ha considerato il generale. “Ma la somma degli indizi è più forte dell’interpretazione su ognuno di loro.”
Il medico legale Saverio Potenza, consulente della difesa dell’ex luogotenente Vincenzo Quatrale, ha condiviso la tesi della morte per soffocamento meccanico. Ma, come in primo grado, ha contestato quanto sostenuto dall’accusa, sulla scorta dell’elaborato tecnico della professoressa Cristina Cattaneo, circa la probabile compatibilità tra il segno di rottura trovato sulla porta e la frattura cranica sul capo di Serena. A parere di Potenza, un colpo contro la porta avrebbe “coinvolto anche altre parti del capo, come la regione frontale o mandibolare, che non c’è.” L’ipotesi dello stordimento per urto contro la porta risulterebbe, pertanto, del tutto “residuale”.
Contestata anche l’ora del decesso. Il pomeriggio del primo giugno, giorno della scomparsa, secondo l’accusa. La mattina del 2 giugno, per il consulente della difesa.
La prossima udienza, fissata per il 30 gennaio, vedrà la partecipazione di alcuni consulenti dei legali della famiglia Mottola, tra cui il criminologo Carmelo Lavorino, lo psicologo Enrico Delli Compagni, l’ingegnere Cosmo Di Mille.