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Omicidio di Pescara, il carabiniere padre di un testimone: “Ora rispetto perenne per Thomas”

La testimonianza di un ragazzo: 'Non abbiamo pensato a chiamare i soccorsi'

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
26 Giugno 2024
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Pescara. “Mio figlio vivrà una vita da consegnato, come diciamo noi. Desidero che tenga presente nel tempo cosa è accaduto, che abbia vivo il ricordo del ragazzo che ha visto morire e che ne sia all’altezza”. Lo dice il padre di uno dei testimoni del delitto di Pescara, colonnello dei carabinieri già in servizio a Pescara e ora in altra provincia della Regione Abruzzo a Il Corriere della Sera.

Quando gli chiedono se questo suo pensiero sia una sorta di rispetto perenne per la vittima, il colonnello non ha dubbi “Sì, è questo”. In altra parte dell’intervista il carabiniere padre spiega: “Non solo non mi assolvo come padre, ma dico che qui nessun adulto può farlo davvero, e che forse è peggio di come la state rappresentando”, in riferimento alla stampa.

 

La testimonianza di un ragazzo: ‘Non abbiamo pensato a chiamare i soccorsi’:

“Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza”. E’ uno dei passaggi della testimonianza di un ragazzo molto vicino ad uno dei due 16enni sottoposti a fermo, che domenica pomeriggio era nel parco Baden Powell di Pescara durante gli attimi in cui è stato ucciso Christopher Thomas Luciani. Una testimonianza che conferma come il gruppetto di 16enni, nonostante fosse a conoscenza dell’accaduto, abbia lasciato il parco, mentre il corpo di Thomas giaceva tra le sterpaglie, per andare al mare “in tranquillità”. Nelle sue dichiarazioni, il giovane ha sottolineato che, dopo i fatti, quando il testimone chiave “è tornato indietro, ci ha detto che li ragazzo era morto”. Poi dalla vegetazione sono usciti i due 16enni ora sottoposti a fermo. A quel punto, ha aggiunto, “siamo andati in tranquillità al mare”.

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“Al mare – ha detto ancora – hanno raccontato in sintesi quello che è successo. So che hanno dato delle coltellate. E’ questo quello che so”. Il ragazzo ha sottolineato anche che uno dei due giovani sottoposti a fermo “aveva una pistola. Me l’ha fatta vedere dopo che era finito tutto. Ce l’aveva in tasca. Non so come ce l’avesse. Mi ha detto che era scarica, senza colpi”. Un altro dei giovanissimi coinvolti, nella sua testimonianza, si è detto convinto che i due ragazzi ora sottoposti a fermo “si siano organizzati per questa cosa, per incontrare questo ragazzo”. Il testimone chiave, cioè il giovane che domenica sera, tornato a casa, ha fatto scoprire l’accaduto, tra le altre cose si è detto “sicuro” che Thomas “era morto, erano tante coltellate davanti a me. Ad esempio aveva avuto una coltellata all’addome, una coltellata alla gamba, dove ci sono le arterie”.

Tags: newsomicidio Pescara
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