L’Aquila. La recente scomparsa del Principe Filippo di Edimburgo ha fatto riaffiorare, anche in Italia, molti ricordi del passato: tra i più significativi, spicca la memoria della sua storica visita al Parco Nazionale d’Abruzzo, avvenuta oltre mezzo secolo fa. Ne hanno parlato stampa e televisione, ma la vicenda merita certamente qualche approfondimento. “Per questo”, si legge in una nota del Parco, “abbiamo chiesto aiuto a colui che ne fu diretto testimone nell’autunno 1970: Franco Tassi, il quale nel 1969 aveva assunto la Direzione di un Parco in condizioni disperate, assediato dalla speculazione edilizia, dai tagli boschivi e dal bracconaggio. L’arrivo di una autorevole personalità straniera rappresentò una “spedizione di soccorso?”
“Certamente, l’intenzione era proprio portare alla ribalta internazionale la nostra resistenza estrema sul “Fronte della Natura”. E fu senza dubbio una mossa di Ecotattica vincente. Già nell’estate 1969 avevamo richiamato l’attenzione della stampa straniera, e il New York Times aveva pubblicato un’inchiesta sul rischio di devastazione della splendida Val Fondillo, schierandosi decisamente a favore delle “butterfly lover battles”, le battaglie in difesa della biodiversità, che i “nuovi barbari” stigmatizzavano al grido “acqua alle farfalle e sete agli uomini!” (cosa assolutamente falsa!). presso il Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat. Ma non bastò, servivano azioni ancor più incisive: e questo avvenne nel 1970.”
“Frattanto, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, Presidente e Fondatore del WWF Italia, era entrato a far parte del Direttivo Internazionale WWF, che comprendeva personalità prestigiose come il Principe Filippo, l’Agha Kan, il Maharaja di Baroda, lo zoologo Grzimek, il trasvolatore dell’Atlantico Lindbergh e molti altri. Informato della gravità della situazione, sollecitò un’azione al massimo livello, e fu così che nell’autunno 1970 portò Filippo al Parco. Questa visita in Abruzzo attirò l’attenzione mondiale su un angolo d’Italia allora assai poco conosciuto, dove ancora orsi e lupi sopravvivevano a due passi da Roma. La società civile si mobilitò al nostro fianco, e finalmente i nemici della natura capirono che non eravamo soli. Portai l’illustre ospite in giro da Pescasseroli a Civitella Alfedena, alla Camosciara, e riuscì persino a vedere l’Orso marsicano: volle conoscere a fondo la storia, la natura e i problemi del Parco. Non esagero, affermando che fu un colpo decisivo a favore della conservazione.”
“La visita ebbe un epilogo nella cena di commiato al Quirinale, dove fummo invitati: e Filippo, più che mai motivato, ribadì al Capo dello Stato la grande importanza internazionale di salvare l’eccezionale patrimonio naturale del Parco d’Abruzzo”.