Pescara. “Milioni di euro, nastri tagliati e grandi operazioni di marketing. Sembra rimanere questo del nuovo Pronto Soccorso di Pescara che, nonostante l’enorme sforzo quotidiano del personale sanitario che con abnegazione e tenacia lavora giorno e notte per garantire il servizio migliore possibile, a causa di una politica non lungimirante e della carenza di personale che la Regione Abruzzo non riesce a colmare, opererebbe con standard sanitari ed organizzativi molto al di sotto dei livelli essenziali di assistenza. Situazione insostenibile per la Sanità del 2022 alle prese con una nuova ondata di casi Covid che ha portato addirittura alla chiusura temporanea del punto di accesso dell’ospedale di Pescara” ad affermarlo è il Vicepresidente del Consiglio regionale Domenico Pettinari che ancora una volta si pone come cassa di risonanza per la voce di chi è in difficoltà.
“Un inferno che viene raccontato da numerosi pazienti, ma anche dal personale stesso che non riesce più a sostenere il carico di lavoro enorme. Chiedono aiuto riportando una fotografia allarmante del Pronto Soccorso e non possono rimanere inascoltati. Hanno speso 6 milioni di euro – incalza Pettinari – ma dalle denunce che ci arrivano si evince una mancanza di risposte strategiche e gestionali da parte di Regione e Asl che fanno del Pronto Soccorso, al netto degli sforzi di medici, infermieri, OSS e portantini, una struttura inadeguata per spazi e servizi. Le ricadute sui pazienti sono molte e attengono al mancato rispetto della dignità personale e della sicurezza che dovrebbero essere, invece, garantite in un luogo pensato per accogliere le emergenze e le urgenze”.
“Sembra”, spiega Pettinari entrando nel dettaglio, “che i pazienti già valutati e in attesa degli esami per le dimissioni, o di quelli destinati al ricovero nelle unità operative di destinazione, siano mantenuti per tempi lunghissimi all’interno di locali sovraffollati e senza finestre, dove risulta impossibile mantenere la distanza di sicurezza e altre misure previste dalla normativa di prevenzione COVID-19. Ci riferiscono anche non pochi problemi legati al presidio interno di Osservazione Breve Intensiva (OBI), che ha il compito di monitorare e valutare il quadro clinico e completare gli accertamenti necessari. A causa del poco personale e dell’alto numero di pazienti l’OBI si trasformerebbe in un vero e proprio reparto di degenza, però sprovvisto degli standard minimi di ricovero in termini di assistenza medica, infermieristica e OSS. Inoltre, pare che la gestione igienica e la cura del paziente risultino difficili proprio a causa del sovraffollamento: il personale è troppo poco, lo diciamo da tempo e non siamo i soli. Non possiamo costringere questi lavoratori a svolgere i compiti che dovrebbero essere eseguiti dal doppio degli infermieri, dei medici e degli OSS, rispetto a quelli attualmente in servizio al Pronto Soccorso. E’ inumano, sia per i ricoverati che per il personale”.
“Le testimonianze”, continua ancora Pettinari, “ci riportano di pazienti mantenuti con la pala per diverse ore in attesa dell’intervento del personale, che essendo numericamente insufficiente non riesce a stare dietro a tutte le necessità nei tempi previsti. Alcune postazioni ricavate negli spazi disponibili sarebbero addirittura sprovviste di campanello per le chiamate di urgenza. In più questi pazienti sono impossibilitati a comunicare con l’esterno per la mancanza di segnale cellulare in alcune aree dei locali. Queste carenze sono principalmente riconducibili al numero inadeguato di sanitari e all’assenza di un Piano di gestione del sovraffollamento in accordo ai requisiti stabiliti dalle Linee di indirizzo nazionali del Ministero della Salute. Bisognerebbe attivare una valutazione preventiva delle potenziali criticità derivanti sia dalla carenza di personale, soprattutto medico, ma anche dalla inidoneità dei locali, specie per i casi di lunga e costretta degenza, che non sempre sono adeguati alla necessità di un gran flusso di pazienti. Chiediamo, ancora una volta, ad Assessore Competente e dirigenza Asl di aumentare il personale medico, infermieristico e OSS e ripensare l’organizzazione degli spazi e degli accessi, nonché della permanenza in Pronto Soccorso. Avere una bella macchina ma senza motore per farla camminare è inutile”.
“La Regione Abruzzo deve immediatamente intervenire attraverso le Asl per ottimizzare il servizio. Non possiamo pensare che all’interno della struttura si vivano queste esperienze. Ma – sottolinea Pettinari – agire esclusivamente sul Pronto Soccorso non basta. E’ importante anche potenziare i reparti di degenza perché se il reparto di degenza è saturo non può ricevere i pazienti e questi rimangono inevitabilmente bloccati in Pronto Soccorso. Il servizio sanitario”, conclude il Vicepresidente del Consiglio regionale”, non è pensabile a compartimenti stagni, ma deve essere visto come realtà interconnesse. Bisogna perciò evitare che le persone si affollino nel Pronto Soccorso di Pescara anche valorizzando i distretti sanitari di base, gli ospedali di Penne e Popoli e tutta quella medicina territoriale per la quale chiediamo da anni un intervento”.