“Basta girarsi dall’altra parte mentre il settore della ristorazione continua ad annaspare”: così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, commenta le prime anticipazioni del nuovo DPCM che sembrano stabilire il perdurare dell’obbligo di chiusura a cena anche per i ristoranti in zona gialla. “Siamo lieti che cinema e teatri tornino ad aprire le porte al pubblico – proseguono dalla fondazione – ma non possiamo non evidenziare la discriminazione illogica con un comparto, quello della ristorazione, che invece si lascia affondare e portare con sé anche l’agroalimentare”.
Lino Stoppani, presidente di Fipe Confcommercio – Federazione Italiana dei pubblici Esercizi, aggiunge: “sarebbe un provvedimento incoerente e punitivo verso la ristorazione che sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia, con oltre 200 giorni fra chiusure e restrizioni, per non parlare di alcune categorie come il catering o l’intrattenimento chiusi di fatto da un anno. Senza lavoro si chiude, ma non per qualche settimana, si chiude per sempre”. Da una stima di Filiera Italia, fra ristorazione e industria sono a rischio 400.000 posti di lavoro, mentre le perdite economiche hanno ormai superato i 40 miliardi di euro.
“Ci auguriamo – prosegue Scordamaglia – che quanto anticipato non si concretizzi e che sui ristoranti si cambi indirizzo. L’auspicio è che la politica traduca in fatti le raccomandazioni del Cts, che escludono che i ristoranti siano luogo di contagio (prendendone in considerazione la riapertura serale a differenza dei bar) e – conclude – ne renda finalmente possibile l’apertura anche cena in zona gialla”.