Ovindoli. Appennino Ecosistema ha presentato oggi il preannunciato ricorso alla Commissione Europea contro l’autorizzazione alla realizzazione dei nuovi impianti sciistici della Magnola, nel Comune di Ovindoli, da poco riabilitata dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 2279/2023 pubblicata il 6 marzo scorso, piena di argomentazioni palesemente irragionevoli ed agiuridiche.
Il ricorso è basato sul fatto che l’autorizzazione rilasciata dalla Regione Abruzzo sia da ritenersi palesemente illegittima ed in contrasto con la normativa europea, in quanto adottata non in conformità con le procedure europee e nazionali che regolamentano la Valutazione di incidenza ambientale.
Nel documento ufficiale appena inviato alla Commissione Europea si legge infatti che “non è stata rispettata né la procedura autorizzativa prevista dall’art. 6, c. 3 della Dir. 92/43/CEE Habitat, in quanto non è stata acquisita la certezza che la realizzazione del progetto non pregiudicasse l’integrità del sito, né quella prevista dall’art. 6, c. 4 , in quanto nel caso di incidenza significativa su habitat o specie indicati come prioritari negli Allegati I e II alla stessa Direttiva per autorizzare la realizzazione del progetto possono essere addotte soltanto considerazioni connesse alla salute dell’uomo ed alla sicurezza pubblica o anche, ma in questo caso previo parere obbligatorio e vincolante della Commissione Europea, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”, situazioni chiaramente al di fuori delle motivazioni dell’intervento proposto. L’autorizzazione, inoltre, è stata rilasciata senza acquisire il parere (obbligatorio anche se non vincolante) di tutte le Autorità di gestione delle Aree naturali protette statali presenti nella ZSC/ZPS interessata dal progetto, come previsto dalle normative nazionali di recepimento della Direttiva Habitat”.
L’area dove si vorrebbero realizzare i nuovi impianti è compresa nella ZPS IT7110130 “Sirente Velino” ed è al confine con la ZSC IT7110206 “Monte Sirente e Monte Velino”, ove sono presenti gli habitat prioritari n. 6230* e 6210*, gli habitat di interesse UE n. 4060, 6170 e 8120 e numerose specie di interesse UE, tra le quali Vipera ursinii, Gyps fulvus, Aquila chrysaetos, *Canis lupus e Alectoris graeca, tutte ben note ed oggetto di ricerche e monitoraggi scientifici da oltre trent’anni.
L’Associazione – dichiara il Presidente di Appennino Ecosistema, il giuri-ecologo Bruno Petriccione – ha chiesto alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea di aprire un caso che porti ad una procedura di infrazione contro l’Italia per palese violazione della Direttiva Habitat, cui si potrebbe ora giungere, esauriti tutti i gradi di giudizio previsti dalla giurisdizione nazionale. Se il ricorso sarà accolto, la Commissione Europea inviterà l’Italia a sospendere le autorizzazioni ed a bloccare i lavori; in caso di mancata ottemperanza, la Corte di giustizia dell’Unione Europea potrebbe condannare l’Italia alla decurtazione di ingenti contributi UE, che sarebbero sottratti a quelli destinati alla Regione Abruzzo.