Capestrano. La soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio dell’Aquila, durante una ricognizione aerea compiuta pochi mesi fa in collaborazione con il i Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, ha scattato queste suggestive immagini del laghetto di Capodacqua. Sotto lo specchio d’acqua sono riconoscibilissimi i ruderi di un antico mulino preesistente alla creazione dell’invaso, che anticamente doveva arrivare a circa 400 mq di estensione, tra cui è possibile intravedere ancora oggi i resti di due arcate murarie e le piattabande in legno di porte e finestre superstiti. Sul lato è presente un altro mulino più piccolo, probabilmente un ampliamento dell’altro, e i resti di un antico colorificio, ancora presente nei ricordi di molti anziani del luogo.
Dal 1965, anno in cui è stata realizzata la diga, il laghetto è divenuto una meta abituale per le escursioni subacquee degli appassionati, grazie all’ambiente sommerso, affascinante e misterioso tra alberi, vegetazione lacustre, costruzioni, strade e manufatti vari ancora perfettamente conservati. La limpidezza delle acque delle sorgenti naturali che si immettono nel bacino, fanno sì che il sito risulti particolarmente apprezzato dai sub di tutto il mondo, che si recano qui per scattare delle foto particolarmente suggestive; uno degli archi del secondo mulino è stato persino pubblicato sulla copertina della rivista “SUB” e numerosi sono gli articoli dedicati a Capodacqua, come ad esempio ScubaDiving che lo inserisce nei primi 25 siti di immersione al mondo, o Repubblica che lo cita tra le dieci perle dei fondali d’Italia. Tutt’intorno il paesaggio è inserito negli splendidi scorci della valle del Tirino, contornata dalle pendici del parco nazionale del Gran Sasso e dai rilievi collinari su cui sorgono gli incantevoli borghi medievali, arricchita dai segni ancora evidenti dell’antico paesaggio rurale che si articola lungo il percorso del Regio Tratturo. @francescoproia