Pescara. “A distanza di quasi 10 anni dal Referendum, con un forte ritardo anche rispetto alla Legge Regionale di 4 anni fa, l’unica cosa che fa la politica è quella d’imporre un ulteriore rinvio ad un processo inevitabile di fusione”.
Giudizio chiaro e netto quello di Massimo Palladini, di Italia Nostra, uno dei relatori del Convegno “Pianificazione Territoriale della Nuova Pescara”, organizzato stamani dall’Associazione Consiglieri Comunali Emeriti del Comune di Pescara. Al di là delle dichiarazioni di facciata degli amministratori dei tre Comuni coinvolti dalla fusione (Pescara, Spoltore e Montesilvano), permane una certa difficoltà nel comprendere la portata di questo progetto: “La Società Civile ha compreso e da parte sua sollecita, ma la politica sonnecchia – aggiunge l’Architetto Alessandro Sonsini – ci si perde ancora in una logica di “orticello” con il Comune di Spoltore che lavora al Piano Regolatore, quello di Montesilvano alla Variante e Pescara che pensa di realizzare il Palazzo della Regione in pieno centro.
Capisco le difficoltà – dice ancora Sonsini – ma pianificazione del territorio significa anche mettersi tutti intorno ad un tavolo ed organizzare la gestione del territorio stesso nella valorizzazione delle singole peculiarità.” La Nuova Pescara è destinata a diventare la terza città dell’Adriatico dopo Venezia e Bari, e a trasformarsi in una piccola metropoli che, come ha ricordato Pierluigi Sacco, docente di scienze filosofiche ed economiche quantitative dell’Università “d’Annunzio”, rientra perfettamente nella logica di pianificazione europea, lontano dal concetto di grande metropoli ormai in crisi e di piccola comunità che non avrebbe alcuna voce in capitolo.