
Pescara. “La bravura degli allenatori è far capire che comunque non ci sono dei limiti che l’atleta deve avere”.
A sostenerlo è il tecnico dell’Aniene, Christian Minotti, interpellato dall’ANSA su come si fa a crescere i giovani talenti e come capire e sviluppare le potenzialità che hanno, soffermandosi e portando ad esempio l’abruzzese Valentina Procaccini e la pugliese Benedetta Pilato.
A una età molto giovane “le doti fisiche prevalgono sull’aspetto tecnico – spiega Minotti – perché poi il merito dell’allenatore sta anche nel saper individuare cosa andare a migliorare, come migliorarlo, cercare di migliorarlo, perché comunque devi entrare nella testa dell’atleta, far capire all’atleta che è fondamentale correggere alcune dinamiche o aspetti tecnici; su questo poi ognuno ha i suoi metodi. Ovvio che Procaccini veniva già con dei risultati da Esordiente molto promettenti, ma era comunque una ragazza che arrivava al massimo ai 100 m sl. La sua gara erano i 100, i 200 sl già le rimanevano n po’ più difficili più difficile, 400 sl non se ne parlava. Adesso è un’atleta che nuota dal 50 sl agli 800 sl”.
“Sta all’allenatore individuare quali sono gli aspetti sui quali lavorare – prosegue – poi ognuno sceglie: cioè io potevo scegliere di farle continuare a fare i 100 sl e i 50 sl e basta e invece le ho insegnato a capire che nella vita si può fare tutto. Certo magari alcune cose riescono meglio, alcune riescono meno bene, ma comunque bisogna continuare a crescere e cercare di lavorare fino a quando poi non sarà l’età a stabilire quali sono esattamente le sue caratteristiche migliori”.
“Faccio un altro esempio: Benedetta Pilato – sottolinea – è chiaramente una ragazza che ha nuotato sempre quando era giovane i 50 e 100 rana. Quest’anno è arrivata a nuotare i 200 però fino all’anno nessuno magari avrebbe pensato che poteva nuotare in vasca corta un 200 rana o comunque quando lo nuotava aveva delle difficoltà”.
“La bravura degli allenatori è far capire che comunque non ci sono dei limiti che l’atleta deve avere. L’atleta – conclude Minotti – deve ascoltare l’allenatore e cercare di mettere in pratica quello che l’allenatore gli chiede; poi ovvio che sicuramente ci sono tanti aspetti e tante prerogative che stanno soprattutto nella testa dell’atleta, e se l’atleta poi già si definisce un velocista o un mezzofondista, una cosa del genere rimane difficile da poterci lavorare sopra”.
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