Sulmona. “Marsilio tenga pure per sé i trenta denari con cui ha tradito l’Abruzzo e anziché continuare a ingannare i sindaci dia subito mandato agli avvocati della Regione perché impugnino il provvedimento con cui il governo ha schiacciato la democrazia e le sacrosante ragioni del territorio”. È duro l’attacco del Comitato cittadini per l’Ambiente alla Regione Abruzzo sulla vertenza centrale-gasdotto Snam. “Sono i dati pubblicati dallo stesso governo che dimostrano la totale inutilità della centrale e del metanodotto – sottolineano gli ambientalisti – Gli stoccaggi sono pieni al 90 per cento in anticipo rispetto allo scorso anno; l’Italia dispone di maggiori quantitativi di gas rispetto al 2021, tanto che lo rivende ad altri paesi Europei. Le infrastrutture metanifere interne sono sovradimensionate e lo saranno sempre di più nei prossimi anni per via della forte crescita delle energie rinnovabili e della improcrastinabile necessità di abbandonare i combustibili fossili, se vogliamo salvare il clima e con esso la vita sul pianeta terra”.
“Autorizzare un’opera non vuol dire che essa sarà comunque realizzata. Vi sono esempi diversi al riguardo: il grande metanodotto IGI-Poseidon, da Israele all’Italia, è stato autorizzato oltre 15 anni fa, ma i lavori non sono mai partiti, come pure il raddoppio del gasdotto Sulmona-Oricola autorizzato molti anni fa, ma mai messo in cantiere – ribadiscono dai Comitati per l’Ambiente – La battaglia non è conclusa: per il metanodotto deve ancora essere effettuato il fondamentale studio dell’Ingv lungo tutto il tracciato e per la centrale devono ancora essere eseguiti gli scavi archeologici preventivi” ricorda il comitato, rammentando che “la Soprintendenza ha affermato che già dalla ricognizione archeologica effettuata dalla Snam nel 2019, che ha individuato materiale archeologico antico sull’intera area di epoca italica e romana, si può ipotizzare una delocalizzazione dell’opera. Il nostro auspicio è che i Comuni non cedano al ricatto del tintinnio del denaro, non forniscano al carnefice la corda con cui impiccare il territorio” concludono gli ambientalisti.
La risorsa acqua, patrimonio inestimabile della Valle Peligna, messa a rischio dal progetto di gasdotto Snam di Sulmona (L’Aquila): è l’allarme lanciato dal Circolo Pd di Popoli (Pescara) e dal gruppo consiliare Popoli Democratica, che esprimono forti preoccupazioni su come si sta procedendo nella realizzazione del “metanodotto Adriatico” e invitano le popolazioni a un’attenta vigilanza. “L’accelerazione dell’iter approvativo della stazione di compressione di Sulmona del metanodotto Adriatico impone un intervento urgentissimo della comunità e delle istituzioni di Popoli a salvaguardia della risorsa idrica del territorio popolese – sostiene il Pd”. “Il percorso scelto dai progettisti Snam, dopo aver tagliato a metà Colle Pescara, all’altezza di località Valle Reale, si immerge sotto la statale 17 in un tunnel di circa 2 chilometri per riemergere nel territorio del Comune di Collepietro – fa presente il Pd – In tutte le fasi autorizzative della giunta regionale nessuno ha tenuto conto della risorsa acqua”.
“Non siamo contrari alla realizzazione di infrastrutture che possano mitigare le emergenze energetiche acuite dalla sciagurata guerra in atto in Ucraina, ma non possiamo non tener conto degli altissimi rischi che un passaggio in tunnel sulle falde della risorgiva delle Sorgenti del Pescara (7.000 litri di acqua al secondo) produrrebbero per un bene strategico e primario come se non più del metano che vogliamo convogliare” precisano i democratici popolesi. Le soluzioni sono già state indicate nel passato: si modifichi il percorso e sia consentito l’attraversamento, con una modalità di superficie ed eliminando la realizzazione del tunnel, passando sempre nel territorio di Popoli, ma dietro al Colle Pescara, a distanza di sicurezza dall’altra linea di metanodotto (20 pollici) già presente in area” propone il Pd.
“Non condividiamo l’idea che per risolvere il problema del metanodotto si metta a rischio il patrimonio di una delle risorgive più copiose d’Europa, mettendo a repentaglio oltre alla grande biodiversità ambientale, l’acquedotto di Popoli e i posti di lavoro dello Stabilimento Gran Guizza di Popoli. ;La frenesia autorizzativa determinata dall’emergenza non può risolvere un problema rischiando seriamente di devastare un territorio in termini ambientali, economici e sociali. Così come la politica dei ristori avanzata dal presidente della Regione Marsilio testimonia una visione provinciale e subalterna che non può essere accettata. Non c’è ristoro che possa mettere a serio rischio posti di lavoro e un bene come l’acqua. Nel silenzio dell’amministrazione comunale,; invitiamo tutti i cittadini, le organizzazioni politiche e sindacali alla vigilanza e alla difesa del nostro territorio e delle sue ricchezze” conclude il circolo Pd.