La notizia ha subito fatto il giro del mondo, Paulo Dybala, fantasista argentino della Juventus, non è ancora guarito dal Coronavirus. A distanza, quindi, di 40 giorni dal primo tampone, arriva la doccia gelata con il quarto test che fa registrare ancora la positività del giocatore alla malattia.
Il numero dieci del club italiano era stato sottoposto a un tampone preventivo, essendo che due compagni di squadra (Rugani e Matuidi) avevano manifestato la sintomatologia tipica del Coronarivus, risultando poi positivi.
Da qui, l’amara scoperta. Dybala, asintomatico, era stato anche lui contagiato. Dopo più di un mese, quindi, la situazione non cambia e per il calcio italiano potrebbe essere il definitivo colpo da ko. Inutili, quindi, le critiche del presidente della Lazio Claudio Lotito e di pochi altri quando i fatti testimoniano che la garanzia assoluta di sicurezza non vi è.
Anche in Abruzzo si vorrebbe ripartire, ma il caso di un giocatore asintomatico, positivo a 4 tamponi in un mese, non lascia bene sperare. Specialmente se contestualizzato in uno dei top club mondiali dove i controlli sono serratissimi e le misure di controllo incredibilmente rigide. Chi non ha i fondi per assicurare questo monitoraggio, purtroppo, non può scongiurare alcun rischio.