Pettorano sul Gizio. “Il successo ottenuto dalla Sagra della polenta svoltasi il 6 gennaio scorso a Pettorano sul Gizio dimostra principalmente due cose. Innanzitutto che se si organizzano gli eventi in maniera giusta, come ha fatto quest’anno la Pro Loco del paese, coinvolgendo le persone sulla tradizione culinaria ed enogastronomica d’Abruzzo, le persone stesse rispondono perché hanno voglia di uscire di casa, di scoprire, sperimentare e lasciarsi coinvolgere, specie dopo oltre due anni di pandemia, e poi che la polenta è un piatto assolutamente attuale, genuino e che dona subito voglia di stare insieme e divertirsi, oltre che essere buonissimo”. A parlare così è Michele Ciccolella, proprietario del ristorante “Il Torchio” a Pettorano sul Gizio, che nel giorno dell’Epifania ha visto compiersi sotto i suoi occhi un piccolo grande miracolo.
Infatti, oltre a vedere riempirsi con oltre duecento persone piazza Umberto I a Pettorano per la 61esima edizione della Sagra della polenta, ha potuto constatare il successo del piatto per eccellenza della tradizione culinaria peligna nel suo locale. Le figlie infatti, Mariagrazia e Milena, in previsione del grande afflusso di persone che erano attese a Pettorano sul Gizio per quel giorno, avevano organizzato un doppio turno di servizio a pranzo, pensando di preparare due polente intere da servire, e alla fine, invece di forme intere della pietanza che lo stesso Michele Ciccolella crede che assomigli a una “luna piena”, una volta cotta ed estratta dal paiolo, ne sono state cucinate ben quattro.
“Un successo che è andato ben oltre tutte le aspettative perché se è vero che quella di quest’anno era un’edizione della Sagra della polenta che, dopo gli anni della pandemia, e dopo che nel 2022 fu organizzata ad inizio aprile, tornava alla sua antica collocazione in calendario, ovvero con svolgimento nel giorno dell’Epifania; nessuno si aspettava questa riuscita”, ha proseguito Michele Ciccolella. È vero, le condizioni metereologiche ci hanno favorito, e l’inizio dell’anno con un tempo più primaverile che invernale, con un sole, ci hanno permesso di servire ai tavoli anche in piazza Zannelli, cosa che invece solitamente soprattutto d’estate, però preparare ben quattro polente, per circa 700 porzioni totali, è stato qualcosa di inaspettato”, ha spiegato Ciccolella.
“Per fortuna possiamo contare su una squadra di polentai di antica tradizione a ‘Il Torchio’, con soprattutto l’amico Maurizio D’Aurora che ha imparato dalla famiglia questa abilità. Parlo di fortuna, perché, ahimé, con gli anni sono sempre di meno i giovani che si avvicinano all’arte di questo antico mestiere che è il polentaio, eppure preparare la polenta non è solo fatica, ma anche abilità, studio delle materie da utilizzare e voglia di raccontare e raccontarsi”, ha aggiunto il proprietario del locale.
“Non è un caso se al ristorante ‘ll Torchio’, in particolar modo i gruppi organizzati, quando chiedono di vedersi servita la polenta, col condimento rognosa, ovvero pancetta di maiale e salsiccia, al pomodoro, o coi mugnoli, verdura che cresce nel territorio di Pettorano sul Gizio, chiedono che questo piatto venga preparato sotto i loro occhi, con tanto di taglio e impiattamento, che uno show nello show”, ha raccontato Ciccolella.
La mancanza di maestri polentai è il pretesto per parlare di un problema che da qualche tempo assilla uno dei ristoranti più rinomati non solo in Abruzzo, ma di tutta Italia, visto che è stato recensito in guide per addetti ai lavori di alto profilo come “Il Golosario”. “Sono mesi che stiamo cercando un cuoco e un vicecuoco come figure da assumere per il nostro ristorante, ma per un motivo o per un altro non siamo ancora riusciti a trovarle”, ha affermato Michele Ciccolella.
“Noi offriamo un contratto con le varie tutele economiche e professionali per tali ruoli e uno stipendio tutt’altro che basso, ma nonostante ciò ancora non abbiamo esaurito la nostra ricerca. Capisco che venire a lavorare in un paese di metà montagna in Abruzzo non sia per qualcuno un’opportunità semplice, ma tutti ci conoscono per la nostra serietà e per l’eccellente ambiente in cui opera chi lavora con noi. È forse una frase fatta per qualcuno, ma siamo davvero una grande famiglia e chi ha lavorato e lavora tuttora al ristorante ‘Il Torchio’ rimane stupito dall’ottimo clima che creiamo non solo con i clienti ma anche fra le varie componenti e i diversi ambienti, ovvero fra cucina e sala. È giusto fare un appello in questo senso: chi sta cercando una forma di lavoro stabile e fa il cuoco o l’aiuto cuoco”, ha dichiarato Ciccolella, “ci contatti e ci metta alla prova. Sono sicuro che non rimarrà deluso”.
“Con questo”, ha concluso Michele Ciccolella, “voglio anche approfittare per ringraziare la squadra attuale de ‘Il Torchio’: non sarò mai abbastanza grato verso chi rende possibile, anche fra tantissimi sacrifici personali, il portare avanti la tradizione del nostro ristorante, che non si ferma mai, e che si rinnova sempre, dalla qualità delle nostre materie prime, alla scelta dei prodotti che poi serviamo fino alla selezione dei vini. Molti ci vengono a trovare per la polenta, poi si lasciano contagiare, e ci chiedono di fare una foto ai nostri piatti o un video nella nostro location. E noi, che viviamo per la soddisfazione del cliente, non possiamo che essere felicissimi di tutto ciò”.
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