Firenze. La notizia risale a qualche tempo fa e riguarda l’ultimo duplice omicidio del Mostro di Firenze. Siamo in località Scopeti, la notte tra il 7 e l’8 settembre 1985. Le vittime, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, vengono sorprese dall’omicida nella tenda da campeggio in cui stanno passando la notte. L’aggressione posta in essere dal Mostro, pur reiterando un approccio operativo riconoscibile (l’attacco iniziale con la Beretta .22, l’escissione del pube e del seno sinistro della vittima femminile), presenta alcuni tratti peculiari in termini di dinamica e di condotte successive (tra l’altro, l’invio di un lembo di seno della Mauriot al magistrato in precedenza impegnato nelle indagini sui delitti).
Il 30 giugno 2015, ben trent’anni dopo il delitto, dal cuscino presente nella tenda dei ragazzi uccisi, viene recuperato uno dei proiettili utilizzati dall’aggressore. Viene denominato “V3” e, nel 2018, è sottoposto ad esame dall’equipe del genetista Ugo Ricci. È possibile in tal modo individuare un profilo ricorrente, mescolato a un secondo profilo sconosciuto.
Oggi, l’avvocato Vieri Adriani, che assiste i familiari di alcune vittime, rende noto, proprio con riferimento al reperto in questione, che “un Dna sconosciuto è stato isolato”, un Dna “che ricorre anche sui proiettili di altri due delitti.”
A quanto riferito dal legale, “potrebbe aprire nuovi scenari nel giallo infinito del killer delle coppiette la ricerca di Lorenzo Iovino, ematologo italiano che lavora negli Usa, dove si occupa di trapianti di midollo.”
Iovino ha infatti analizzato le sequenze del Dna in questione e, intervistato da Repubblica, spiega: “Il secondo Dna sul reperto V3 non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di Dna di altri sconosciuti isolate da Ricci sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda.”
L’avvocato Adriani aggiunge, sempre su Repubblica, che Iovino “ha scorporato in modo integrale la sequenza di Dna, scoprendo anche una parziale sovrapposizione con quelle individuate su altri due proiettili rinvenuti in occasione dei duplici omicidi di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). La firma del mostro, almeno in ipotesi. Rimasta impressa al momento di ricaricare l’arma.”
sulla base di questo sviluppo, l’avvocato Adriani chiede quindi che vengano effettuate “tutte le comparazioni possibili con i reperti a disposizione e con il profilo delle persone che sono state indagate nel corso del tempo.”
“Se ci daranno l’autorizzazione i parenti, chiederemo alla Procura la riesumazione del corpo di Stefania Pettini”, aggiunge. La giovane è stata uccisa a Vicchio il 14 settembre 1974, con il fidanzato Pasquale Gentilcore. Il primo o forse il secondo duplice omicidio del Mostro (dopo il delitto Locci-Lo Bianco del 21 agosto 1968). E, sono ancora le parole del legale, “sappiamo dalla consulenza del medico legale che [Stefania Pettini] potrebbe aver lottato con l’assassino, non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie.”
“Certo”, conclude, “è possibile che non si trovi nulla, per il tempo trascorso o per lo stato di conservazione del cadavere troppo deteriorato. O che, anche in caso di esito positivo, il Dna possa essere incompleto o non comparabile. Resta il fatto che nei casi non risolti bisogna tentare tutto il tentabile.”
La cautela è d’obbligo, ovviamente. Il tempo ci dirà se questa ulteriore pista investigativa meriti effettivamente di essere percorsa e se andrà a supportare o meno quelle delineatesi negli ultimi anni.