Firenze. La vicenda del Mostro di Firenze, lo sappiamo, è densa di misteri e zone d’ombra. Negli ultimi anni si sono prospettate piste investigative che, se effettivamente percorse e riscontrate, potrebbero invalidare la verità processuale, che vede responsabili dei delitti – solo di alcuni, invero – i cosiddetti “compagni di merende”. Attualmente, è stata proposta una istanza di riapertura delle indagini nella quale si chiede all’autorità giudiziaria di verificare la fondatezza di uno scenario relativo a un misterioso soggetto su cui, a metà degli anni Ottanta, i Carabinieri avevano svolto indagini e di cui non si era poi saputo più nulla. È davvero lui il Mostro di Firenze? Ci auguriamo che l’auspicata, nuova indagine sia in grado di chiarirlo.
Oltre ai misteri direttamente connessi con i delitti – duplici omicidi di coppie appartate in intimità nelle campagne circostanti il capoluogo toscano – a ridosso della vicenda si registrano episodi che potremmo definire singolari. Di uno di questi dà conto il quotidiano on line Ok Mugello! e fa riferimento a una notizia di cui, nei giorni scorsi, abbiamo dato conto anche su AbruzzoLive: un’intervista rilasciata da Paolo Vanni, nipote di Mario Vanni, uno dei due condannati per i delitti del Mostro, uno dei compagni di merende, appunto.
Secondo quanto riportato da Ok Mugello!, il 7 dicembre 2024, il sito Internet di un noto quotidiano ha pubblicato un articolo sull’argomento, a firma di Alessandra De Vita, giornalista che si è interessata, tra l’altro, del caso di Emanuela Orlandi e che vanta collaborazioni con l’Ansa, Radio Capital e la rivista Grazia.
L’articolo in questione riferiva dubbi e riflessioni del nipote di Mario Vanni sul caso e, in particolare, ribadiva il convincimento di Paolo circa l’innocenza di suo zio. A quanto riportato, il pezzo è rimasto online solo per poche ore prima di scomparire. “Errore tecnico o di una forma di censura postuma?”, si chiede il quotidiano mugellano. I cui redattori, per cercare un chiarimento in merito, hanno raggiunto telefonicamente proprio l’autrice del pezzo scomparso, Alessandra De Vita, la quale – si legge – si è detta “sorpresa della rimozione del suo articolo e ha dichiarato di non conoscerne le cause.” Sottolineando che, nel corso della sua carriera, ha sempre avuto la libertà di scrivere ciò che riteneva opportuno, senza mai subire censure o limitazioni sui suoi pezzi.
Insomma, un altro piccolo interrogativo per chi si interessa del caso, che va ad aggiungersi ai grandi misteri di cui questo abbonda.