Una relazione tiepida verso l’ipotesi di segni artefatti, ma assolutamente categorica su un punto. E cioè che la cartuccia Winchester serie H, rinvenuta nel 1992, durante una perquisizione nell’orto di Pietro Pacciani, non può essere stata alloggiata all’interno di una Beretta .22 serie 70, l’arma con cui il mostro ha ucciso otto giovani coppie, tra il 1968 e il 1985, nelle campagne circostanti Firenze. Così il quotidiano La Nazione, sui più recenti sviluppi di uno dei casi giudiziari italiani più complessi e impenetrabili, tutt’ora caratterizzato da numerose e ampie zone d’ombra.
Le conclusioni dei Ris di Roma in questo senso appaiono clamorose. Sulla natura dei segni rivenuti sul reperto, gli stessi non sposano del tutto la precedente consulenza, redatta dall’esperto balistico Paride Minervini, a ridosso dell’apertura, nel 2019, di un’indagine specificamente tesa a individuare appunto eventuali responsabili dell’alterazione.
Da quell’alterazione, come riporta Il Fatto quotidiano di alcuni giorni fa, sarebbe passato troppo tempo per arrivare agli eventuali responsabili: da qui la richiesta di archiviazione dell’indagine stessa. Come riferisce La Nazione, gli avvocati Vieri Adriani, Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, che rappresentano i parenti di alcune delle vittime dell’omicida e sono stati recentemente autorizzati dal GIP di Firenze ad accedere alla documentazione del caso, stanno preparando l’opposizione, affinché l’indagine sul proiettile, ma anche sull’intera vicenda, continui.