Firenze. Aveva preso avvio nel maggio 2019, su impulso della Procura della Repubblica, l’indagine tesa a verificare l’autenticità del bossolo rivenuto nell’orto di Pietro Pacciani nel corso di una perquisizione effettuata il 29 aprile 1992, ritenuto proveniente dalla Beretta .22 utilizzata dal Mostro di Firenze nei suoi delitti.
Il 17 maggio scorso, il Gip Anna Liguori ha archiviato il procedimento. Una richiesta in tal senso era giunta, nel 2022, dalla stessa Procura e ad essa si erano opposti i familiari delle vittime francesi uccise dal serial killer nel 1985, assistiti dall’avvocato Vieri Adriani.
Il provvedimento odierno motiva l’archiviazione, come si legge su RaiNews, parlando di “riproposizione di elementi già oggetto di indagini”, considerando, in riferimento ai rilievi proposti in sede di opposizione, che si tratta di “fonti di prova già acquisite” su cui sarebbero stati avanzati “meri elementi congetturali.”
Anni fa, con riferimento al bossolo in questione, l’ex magistrato Piero Tony aveva affermato in un’intervista che “nella sentenza di assoluzione del Pacciani[1] si dice che quel bossolo non poteva esserci stato al momento delle perquisizioni che c’erano state e che quindi era stato immesso successivamente.” In quella circostanza, Tony aveva parlato espressamente di bossolo “messo da qualche manina.”[2]
All’avvio del procedimento del 2019, una relazione tecnica del perito balistico Paride Minervini aveva prospettato la possibilità che i segni sul proiettile non fossero risultato delle impronte dell’inserimento nella camera dell’arma del Mostro, ma creati ad arte. Nel luglio 2022 i giornali avevano inoltre riferito di una perizia del Ris di Roma secondo cui il proiettile non sarebbe stato alloggiato all’interno di una Beretta .22.
Secondo l’avvocato Adriani l’archiviazione del procedimento “appare frettolosa e sorretta da argomenti che non trovano riscontro nel lavoro di preparazione svolto da questo difensore e dai suoi collaboratori.”
[1] La sentenza di appello del 13 febbraio 1996, in cui il contadino di Mercatale, dopo la condanna in primo grado, era stato assolto dall’accusa di aver commesso i delitti del Mostro: sentenza in seguito annullata in Cassazione per una questione procedurale.
[2] https://youtu.be/qGAd3zD_4iE?si=wnASELsoZAwnVNbp (consultato il 1° giugno 2024).