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Morte di Vincenzo Trotta, a processo un 32enne di Archi

Giuseppe Maritato di Giuseppe Maritato
11 Luglio 2020
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Archi(CH). Non basta viaggiare nella propria corsia, bisogna anche tenere rigorosamente la destra. E’ in virtù della fatale violazione di questa norma, purtroppo poco osservata, del Codice della Strada, unitamente al notevole eccesso di velocità e all’omesso controllo della sua vettura, che l’altro automobilista coinvolto nel terribile incidente del 29 dicembre 2018 ad Altino (Chieti) costato la vita a Vincenzo Trotta è stato rinviato a giudizio per omicidio stradale: si tratta di D. V., 32 anni, di Archi, nel Chietino. Il 32enne è comparso lunedì 6 luglio 2020 avanti il Gup del Tribunale di Lanciano, dott. Giovanni Nappi, per l’udienza preliminare del processo a suo carico dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pubblico Ministero, dott. Francesco Carusi, titolare del procedimento penale per il decesso di Trotta, 66 anni, di Altino. L’imputato, attraverso il proprio legale, ha chiesto il rito abbreviato condizionato alla produzione di una consulenza tecnica cinematica di parte a cui il Sostituto Procuratore si è opposto, ma che il giudice ha ammesso, rinviando per la discussione al 22 febbraio 2021. La tragedia si è consumata nella tarda serata del 29 dicembre 2018, alle 23.15. Trotta, alla guida di una Volskswagen Polo, stava percorrendo la Strada Statale 84, a Selva d’Altino, con senso di marcia Piane d’Archi-Casoli, quando, giunto in prossimità della progressiva chilometrica 56+405, in corrispondenza di una curva destrorsa, ha parzialmente invaso la corsia opposta dove stava sopraggiungendo la C3 Aircross condotta appunto da D. V. L’impatto è stato violentissimo, i due veicoli si sono addirittura impennati col posteriore, e purtroppo fatale al 66enne: trasportato in condizioni gravissime all’ospedale Renzetti di Lanciano, Trotta è stato trasferito nel cuore della notte al SS Annunziata di Chieti e operato d’urgenza per intervenire sulla grave lesione artica riportata, ma alle 10.45 del 30 dicembre 2018 il suo cuore ha cessato di battere. Un decesso diretta conseguenza dei gravi politrami, soprattutto toracico con la rottura traumatica dell’aorta ascendente, causati dal sinistro, come confermato dal dott. Domenico Angelucci, il medico legale a cui il Sostituto Procuratore ha affidato la perizia autoptica.

Il dott. Carusi, che da prassi ha iscritto nel registro degli indagati il conducente dell’altra auto coinvolta nello schianto, ha successivamente affidato anche una perizia cinematica per stabilire la dinamica e le cause del sinistro, incaricando a tal fine il perito forense Faustino Colarusso. Il quale, pur accertando un grado di responsabilità maggioritaria della vittima nella causazione dell’incidente, ha riscontrato anche un concorso di colpa in capo all’indagato. E’ stato infatti acclarato che il suo Suv procedeva a una velocità nell’ordine dei 100 km/h, abbondantemente oltre i limiti massimi consentiti che in quel tratto di strada erano di 40 km/h, che egli non teneva strettamente la destra – se l’avesse fatto probabilmente lo scontro si sarebbe evitato – e che non è stato in grado di conservare il controllo del suo veicolo, di arrestarlo in tempo nei limiti del suo campo di visibilità e di effettuare le manovre di sicurezza richieste. Dalla visione dei filmati di una telecamera installata nella zona, infatti, è stato rilevato con certezza dal Ctu che il conducente del fuoristrada aveva avvistato il pericolo, ragion per cui aveva anche frenato prima dell’impatto, ma di fatto, conclude il perito cinematico, “non ha fatto tutto il possibile per evitare la collisione, non ha messo in atto alcuna manovra di emergenza o correttiva, e per questo si evince una condotta di guida imprudente, negligente e imperita”.

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Sulla base di tali conclusioni, il Pm ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del 32enne di Archi perché, come recita il provvedimento, “per colpa generica consistita in imprudenza, imperizia e negligenza, nonché per colpa specifica consistita nella violazione degli artt. 141 commi 2 e 11 (omesso controllo del veicolo), 142 comma 9 (superamento dei limiti di velocità) e 143 commi 1 e 13 (inosservanza della destra rigorosa) del Codice della Strada, cagionava la morte di Vincenzo Trotta come conseguenza del sinistro”. Una corresponsabilità che Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari della vittima si sono affidati, attraverso l’Area manager Sabino de Benedictis, ha fatto pienamente valere anche in sede civile ed extragiudiziale nella trattativa con la compagnia di assicurazione dell’auto di controparte, ottenendo già un equo risarcimento per la perdita del proprio caro per i suoi assistiti. Che adesso però si aspettano una risposta anche dalla giustizia penale.

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